LA GIUSTIZIA PARALIZZATA DALL’INFORMATICA E DALLA MIOPIA

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Cittadini, avvocati, magistrati, funzionari della giustizia stanno soffrendo un progressivo e veloce deterioramento dei servizi con frequenti, prolungati, esasperanti blocchi dei servizi, nonostante la disponibilità di fondi per investimenti illuminati.
Il processo civile è bloccato da settimane in quasi tutta l’Italia, e sta andando verso la paralisi, il che vorrà dire, oltre alle attuali inefficienze, che si accumuleranno ritardi sui ritardi già cronici.
Quello che spiace verificare che il Ministero della Giustizia, dalla fine dello scorso millennio, ha costruito e diffuso strumenti informatici all’avanguardia che hanno posto l’Italia tra i pionieri dell’informatizzazione giudiziaria; il Processo Civile Telematico e le notifiche penali sono solo i due esempi più eclatanti, negli ultimi anni, invece, nonostante una disponibilità economica anche maggiore rispetto al passato, una serie di scelte organizzative criticabili hanno portato all’esaurimento della spinta propulsiva e al deterioramento dei sistemi esistenti. La circostanza è tanto più grave nel momento in cui gli strumenti informatici avrebbero dovuto e potuto garantire un efficace funzionamento della giustizia in tempo di pandemia.
Le iniziative, pur esistenti, non sono trasparenti e vengono realizzate in modo “autoreferenziale” e distante dagli altri protagonisti: uffici giudiziari ed avvocatura.
Il degrado generale è stato più volte segnalato da Confintesa FP anticipando i problemi che poi si sono puntualmente riscontrati, il personale è stanco e demoralizzato e chi può fugge, in preda allo scoramento, verso aziende private o altre pubbliche amministrazioni.
È necessario un intervento urgente, sia politico che tecnico, che ricostruisca la capacità del Ministero della Giustizia di produrre innovazione e di sostenerla con un approccio organizzativo adeguato, usando al meglio i fondi a disposizione che, diversamente saranno sprecati.
Confintesa FP non accetterà di veder buttare alle ortiche tutto l’eccellente lavoro svolto negli ultimi venti anni per la miopia di chi governa e chiede che il testimone della DGSIA sia passato ad un Direttore Generale tecnicamente competente e lungimirante.
Nel frattempo, avvocati e cittadini stazionano nelle aule di giustizia, in barba al distanziamento e sotto lo sguardo di chi dovrebbe vigilare ed evitarlo, mettendo a repentaglio la salute di tutti, anche nell’Italia “zona rossa”.

Claudia Ratti
Coordinatore Nazionale Ministero della Giustizia

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