Lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

Non Attivo

Roma, Prot. n. 176/19 del 18/12/2019
Al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri
Prof. Avv. Giuseppe Conte

 

 

Illustrissimo Presidente,

Le scrivo per rappresentare che il moto di indignazione della classe dell’avvocatura forense che in questi giorni sta animandosi per le numerose gaffe del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è un moto che da diverso tempo anima il personale del Ministero della Giustizia, in particolare del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, per la pessima gestione del personale.

Numerosissimi sono gli esempi di Accordi Sindacali sottoscritti e mai applicati e, ancor peggio, numerosi sono gli esempi di norme contrattuali che restano “lettera morta”, come se il Ministero della Giustizia fosse esente dal dover applicare le norme vigenti.

Il personale è frustato per il muro di gomma che ha di fronte a sé, per l’assoluta assenza di gratificazioni, per la mancanza di valutazioni reali, per l’impossibilità di progressioni e, da ultimo e non per ultimo, per l’impossibilità di una seria mobilità che resta una chimera sia tra i vecchi che tra i nuovi assunti, sia all’interno che verso l’esterno.

È solo l’abnegazione e lo spirito di servizio del personale che consentono di mandare avanti, nonostante le vessazioni che si subiscono, la macchina della giustizia. Non è un caso, e neanche un miracolo, se oggi al Tribunale di Roma, su una pianta organica di 1250 persone, sono in servizio effettivo 790 e si facciano udienze!

È cronaca di questi giorni la sottoscrizione del contratto di lavoro e la contestuale scelta della sede di brillanti giovani con la qualifica di assistente giudiziario ai quali rivolgo i miei più sentiti auguri e che, presto, si troveranno ad aver accettato un “posto fisso” rinunciando, però, ad ogni ulteriore sogno di affermazione professionale. Hanno subito una (doverosa) selezione che vedrebbe certo meritevoli di assunzione tutti gli idonei, sia per le loro capacità sia per colmare le croniche carenze di organico, eppure anche per loro il Governo sta ritenendo opportuno anticipare la scadenza delle graduatorie vanificando le speranze di assunzioni, assolutamente necessarie.

Come essere d’accordo? Impossibile, sia per assolvere al compito primario che riteniamo dover sempre espletare, di tutela dei lavoratori e sia per pensare al miglioramento (o sarebbe meglio dire… per evitare il crollo) del sistema giustizia.

È tuttavia immorale (saranno i numerosi giudizi in corso a valutare se sia anche illegittimo) che in una graduatoria concorsuale chi si è collocato al 3589 ed ai posti successivi posto scelga una sede migliore rispetto a molti vincitori o idonei che precedevano in graduatoria, con tutto il rispetto della neoassunta che è semplicemente stata “fortunata”, oltre che brava per aver superato la dura selezione, come tutti. Ma la scelta della sede, affiancata all’immobilità del Ministero della Giustizia, non deve essere solo questione di fortuna perché coinvolge e sconvolge la vita di numerose famiglie.

Il Ministero della Giustizia, ed il Suo rappresentante, deve essere GIUSTO ed invece, ancora una volta, ha dimostrato di non esserlo e di essere indifferente alle nostre numerose richieste di applicazione delle norme.

Per quanto sopra, interpretando i sentimenti dei lavoratori del Ministero della Giustizia, Le chiedo un autorevole intervento al fine di riportare nell’alveo delle norme il Ministro della Giustizia, l’Avv. Alfonso Bonafede.

Cordiali saluti,

Segretario Generale
(Avv. Claudia Ratti)

  Prot. 176 Presidente del Consiglio dei Ministri                                                                                                                          

Ilenia Costantini

I commenti sono disabilitati.