Commenti sull’interlocuzione del 13 maggio 2022 per la stabilizzazione degli operatori a tempo determinato.

Non Attivo

Roma, 20 maggio ’22 prot. 43

Al Ministro della Giustizia

Prof. Marta Cartabia

segreteria.ministro@giustizia.it

 

Al Capo del Gabinetto del Ministero della Giustizia

dott. Raffaele Piccirillo

protocollo.gabinetto@giustizia.it

 

Al Sottosegretario di Stato

On. Avv. Anna Macina

sottosegretario.macina@giustizia.it

 

Per conoscenza Al Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria

Dott.ssa Barbara Fabbrini

prot.dog@giustiziacert.it

 

Al Direttore Generale del personale e dei servizi

Dott. Alessandro Leopizzi

dgpersonale.dog@giustizia.it

 

Oggetto: commenti sull’interlocuzione del 13 maggio 2022 per la stabilizzazione degli operatori a tempo determinato.

Facendo seguito alle nostre precedenti lettere sul tema della “stabilizzazione degli operatori assunti a tempo determinato” (si veda la lettera prot. 81 del 16/11/2021 e la lettera prot. 42 del 17/05/2022), la scrivente O.S. vuole innanzitutto manifestare all’Amministrazione giudiziaria, ed in particolare al Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, il proprio gradimento per la proposta di stabilizzazione degli operatori a tempo determinato.

L’interlocuzione del 13 maggio u.s., infatti, ha rapidamente fatto il giro degli uffici giudiziari mostrando il lato “umano” e “ragionevole” dell’amministrazione che, lodevolmente, ha accolto i solleciti e le richieste provenienti dagli uffici giudiziari e dalle OO.SS. affinché non siano “disperse le professionalità ormai acquisite” dal personale, attraverso una loro stabilizzazione.

La prima reazione alla lettura del testo è stata di sollievo, sia perché l’Amministrazione ha dimostrato di condividere le nostre preoccupazioni sia per aver scelto la strada della “stabilizzazione diretta”. Tuttavia, ad un esame più attento della bozza abbiamo rilevato una criticità non trascurabile.

Di fatto, la bozza attuale escluderebbe dalla procedura di stabilizzazione un numero cospicuo (circa 1/8 del totale) di operatori, entrati in graduatoria ai sensi dell’articolo 2 comma 1, alinea d, punto VI del Bando di concorso, che stabiliva come requisito di ammissione alternativo alle varie forme di tirocinio nell’Amministrazione giudiziaria l’“aver completato senza demerito, quali ufficiali di complemento in ferma biennale e ufficiali in ferma prefissata, la ferma contratta”. Nella bozza di articolato contenuta nell’interlocuzione del 13 maggio, tuttavia, tale requisito scompare, lasciando automaticamente scoperta una parte degli operatori a tempo determinato dalla misura che tutti ci auspichiamo.

Si tratta di 250 ex militari che, avendo concluso positivamente il periodo di ferma, sono stati ammessi a partecipare alla selezione alla pari con coloro che definiremo genericamente “ex tirocinanti”, sono stati assunti dal Ministero della Giustizia a marzo 2021 e verosimilmente scadranno nel marzo 2023, senza alcuna speranza – allo stato attuale dei fatti – di conservare il proprio stipendio e la professionalità sviluppata in questi anni.

Sappiamo bene che è proprio lo stesso Decreto Madia – che consente la tanto agognata “stabilizzazione dei precari” – a porre dei paletti in termini di requisiti di accesso. Infatti, l’articolo 20 comma 1, lettere a, b e c del decreto stabilisce che possono accedere alla procedura di stabilizzazione (entro il 31 dicembre 2023) i dipendenti che:

  • siano in servizio presso l’amministrazione che deve assumerli successivamente all’entrata in vigore della legge 124 del 2015;
  • siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali (anche espletate presso PA diverse da quella che deve assumerli);
  • abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2022, almeno 3 anni di servizio (anche non continuativi, purché negli ultimi 8 anni) alle dipendenze dell’amministrazione che deve assumerli.

Quest’ultimo requisito rileva nel caso degli ex militare di cui stiamo parlando.

Pur consapevoli dei limiti imposti dal vigente quadro normativo, vorremmo tuttavia far notare che un’ipotesi siffatta rappresenta in ogni caso un trattamento iniquo verso questa parte degli operatori precari, il cui unico “peccato” consisterebbe nell’aver servito (spesso lodevolmente e per ben più di 3 anni, tra l’altro) due Amministrazioni differenti.

D’altronde, volendo fare in quattro il capello, si potrebbe addirittura obiettare che l’articolato dell’interlocuzione si allontani abbastanza da quanto previsto dal Decreto Madia, proprio nel giusto intento di allargare il più possibile la platea dei destinatari della stabilizzazione.

Pertanto, la scrivente O.S. si chiede se non sia possibile fare un ulteriore sforzo di inclusione, con l’obiettivo di offrire a questi ex militari le stesse opportunità che sono state offerte agli altri operatori.

Restando a disposizione per ulteriori confronti ed approfondimenti si porgono Cordiali saluti,

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

Irene Di Nicola

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