Onorevole Ministro Nordio,
Prot . 69 Lettera Ministro Carlo Nordio
Ill.mo Ministro,
accolgo con gradimento, speranza, fiducia ed ottimismo la Sua nomina in un Dicastero tra i più prestigiosi, eppur problematici, della Pubblica Amministrazione italiana.
I dipendenti del Ministero della Giustizia sono da anni, per accogliere il titolo di un Suo lavoro … “in attesa di giustizia” e ne spiego le motivazioni.
Da anni auspichiamo una riforma del personale che non rincorri le urgenze ma che si ispiri ad un progetto organico al centro del quale deve esserci il lavoratore del Ministero della Giustizia che attende di essere notato e premiato per la sua dedizione, professionalità e competenza dimostrata sul campo.
Una riforma che ricomprenda tutti i lavoratori ad oggi in servizio, a tempo determinato o indeterminato con l’impegno per il futuro di non creare ulteriori precari.
Riqualificazione professionale, revisione della dotazione organica, applicazione del CCNL con la revisione dei profili, la creazione della IV area, le posizioni organizzative, la creazione delle famiglie professionali, per citare le più importanti, sono temi sottovalutati nonostante l’indispensabile contributo del personale amministrativo in una macchina complessa e vorticosa come quella della Giustizia ed il cui funzionamento non dipende solo dall’attività giurisdizionale e dalle, sia pure necessarie, riforme processualistiche.
Riteniamo necessario rivedere l’attuale sistema a struttura “feudale”, nel quale diritti, doveri ed oneri devono essere oggettivamente bilanciati.
Tra i principali ostacoli al processo di rinnovamento dell’organizzazione giudiziaria – sotto il profilo della gestione degli uffici giudiziari e del personale amministrativo -riteniamo esserci quello della cd. doppia dirigenza, pensiamo che il miglioramento dell’amministrazione giudiziaria deve passare da una rivisitazione del ruolo e della capacità del dirigente amministrativo, attualmente depotenziato per la presenza di un Capo Ufficio di estrazione “magistratuale”, spesso brillante ma che ha una carriera ed una mission differente dalla gestione del personale.
Lei mi insegna che la separazione dei poteri è uno dei principi giuridici fondamentali dello Stato di diritto, perché non attuarla? Per l’organizzazione e la gestione del personale è necessario acquisire le tecniche manageriali per programmare e raggiungere obiettivi secondo un corretto rapporto tra risorse impiegate, risultati raggiunti e soddisfazione del personale gratificato, attualmente logorato e mortificato da pregiudizievoli e falsi stereotipi come quello di fannulloni che – ci auguriamo – non ritorni ad infangare tutti coloro che, con abnegazione, contribuiscono al buon funzionamento della Giustizia, nonostante le innumerevoli difficoltà.
Quando si avvierà la discussione per il nuovo CCNI considerando che il termine per la previsione delle famiglie professionali è già scaduto?
Il nuovo CCNL Comparto Funzioni Centrali è innovativo anche per l’ordinamento professionale, ha previsto l’istituzione della IV area delle alte professionalità che la Federazione che rappresento richiede (sia pur con il nome di vice dirigenza) da circa un ventennio. Quanto tempo passerà per vederne la luce? Sarebbe la naturale collocazione per i lavoratori che da decenni stanno mettendo a disposizione del buon andamento della macchina giustizia la loro professionalità ed i titoli culturali e professionali acquisiti nel tempo.
Perché non si coglie l’occasione del nuovo CCNI per prevedere la famiglia professionale degli “addetti Ufficio Processo”, incardinando le migliaia lavoratori in servizio trasformando il rapporto di lavoro a tempo indeterminato e dando la possibilità a chi è in servizio da molti anni di cambiare attività?
Quanto tempo passerà per il completamento della procedura prevista dall’art.21 quater Decreto-Legge posto che alla base della norma c’è la necessità di “sanare i profili di nullità, per violazione delle disposizioni degli articoli 14 e 15 del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) comparto Ministeri 1998/2001, delle norme di cui agli articoli 15 e 16 del contratto collettivo nazionale integrativo del personale non dirigenziale del Ministero della giustizia quadriennio 2006/2009 del 29 luglio 2010, assicurando l’attuazione dei provvedimenti giudiziari in cui il predetto Ministero è risultato soccombente, e di definire i contenziosi giudiziari in corso”…?
Perché le procedure non sono mai state avviate per molti profili professionali?
E perché non sanare, in via generale, la situazione con il prossimo Contratto Integrativo? Quale migliore occasione per ripartire allocando nella giusta area ciascuna professionalità?
Quanto tempo passerà per l’azzeramento della prima area? C’è un accordo sottoscritto nel 2010 e mai attuato, nonostante la copertura economica.
Perché la valutazione e progressione del personale è sempre tanto lenta? Non tutti i lavoratori hanno avuto la possibilità di ottenere il passaggio economico a causa dei blocchi silenziosi del Ministero.
Perché la discussione e l’applicazione degli accordi sul trattamento accessorio nel Ministero della Giustizia avviene con tanti anni di ritardo? Il 24 giugno 2022 abbiamo ottenuto dal Tribunale di Roma la condanna del Ministero per comportamento antisindacale con la conseguente condanna di €. 3.000 per le spese legali. Dopo un primo passo la macchina burocratica si è di nuovo bloccata nel silenzio generale.
Perché non si risolve definitivamente la questione di tutti gli operatori assunti a tempo determinato che da anni si vedono rinnovare il contratto?
Perché non si applicano gli accordi che si firmano?
Che fine hanno fatto la “rimodulazione profili esistenti ” e la “rimodulazione della figura professionale del Direttore amministrativo, con nuova denominazione di Direttore, consentendone l’accesso al personale in servizio in tutti gli attuali profili di funzionario, con almeno 7 anni di servizio nella relativa qualifica ” previste dall’accordo del 26 aprile 2017?
Perché creare il “Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l’analisi statistica e le politiche di coesione” e non renderlo autonomo nella gestione del personale, riconoscendone in pieno la specificità del personale? È il modo migliore per decretarne aprioristicamente il fallimento.
Perché non correlare la performance e il conseguente premio del dirigente alle attività del personale? Nessun dirigente potrebbe ottenere da solo i risultati desiderati/programmati se il personale delle qualifiche funzionali non collaborasse al meglio.
Queste e tante altre sono le domande che non vorremmo più fare perché il nostro impegno, e quello di tantissimi lavoratori, è per il riconoscimento e la premialità delle alte professionalità esistenti nella Pubblica Amministrazione consentendo a ciascun lavoratore di esprimersi per quelle che sono le proprie attitudini e capacità passando da una valutazione obiettiva e giusta, perché non chiediamo ingiustificate corsie preferenziali ma chiediamo rispetto.
Far passare il tempo disapplicando tutti gli accordi dimostra scarso rispetto per chi, ogni giorno, lavora.
Confintesa FP è fin da subito pienamente disponibile al “Dialogo sulle riforme possibili” !
Cordiali auguri,
Segretario Generale
Claudia Ratti