PAUSA PRANZO, COSA PREVEDE IL CCNL? Tribunale di Napoli in rivolta
IL FATTO. Dal 1/01/24 la Dirigenza del Tribunale di Napoli, ha revocato un suo Ods imponendo a tutti i dipendenti del Tribunale la fruizione della pausa pranzo, modificando tutte le tipologie orario.
La RSU del Tribunale indice assemblee molto partecipate (finalmente) che sfociano nella proclamazione dello stato di agitazione.
Non solo, ne seguono delle manifestazioni spontanee nei trenta minuti classici (dalle 14,00 alle 14,30) da parte di coloro che, recandosi in “piazza coperta” per fruire della pausa per recuperare le energie psico-fisiche, si sono ritrovati in mezzo ad una folla di colleghi che cercavano di fare la stessa cosa, nello stesso unico luogo a disposizione e nello stesso momento, dimostrando così la totale impossibilità di fruire della pausa per ragioni logistiche!
Presidenza e Dirigenza, più volte sollecitati da RSU e OO.SS. a sospendere il disastroso provvedimento, pur ascoltandone le ragioni, sono stati irremovibili e la RSU ha attivato (per la seconda volta in due anni) la “procedura di raffreddamento” innanzi al Prefetto di Napoli.
All’incontro ha partecipato il Direttore Generale del personale, dott.ssa Gandini che, da un lato riconosce l’assoluta impossibilità di fruire della pausa per motivi logistici (assenza di aree dedicate e di distributori di bevande ai piani) dall’altro ribadisce la necessità di applicare la normativa che prevede l’obbligatorietà della pausa pranzo.
LA CONCLUSIONE. Il Ministero si impegna (e ci crediamo conoscendo la serietà della Dott.ssa Gandini) a creare spazi e posizionare distributori ai piani, a chiedere all’ARAN un’interpretazione del CCNL che possa derogare all’obbligo per motivi logistici (non abbiamo capito perché i CCNL si firmano con i Sindacati e le interpretazioni vengono solo dall’ARAN ma questo è un altro problema) e nel frattempo chiede ai dipendenti di “pazientare” rinunciando, di fatto, ad un proprio diritto.
Comprendiamo il gioco delle parti ma non accettiamo più che, in assenza dei presupposti (in questo caso logistici) la rinuncia debba essere solo di una parte, i lavoratori giudiziari stanno rinunciando a troppo rispetto ai colleghi delle altre Amministrazioni, la pazienza è finita, la misura è colma ed è ora che in ogni sede priva di spazi adeguati alla pausa pranzo si dia ai lavoratori la possibilità di rinunciarci. A Napoli siamo in prima linea per appoggiare i colleghi, ci auguriamo che in ogni sede con lo stesso problema il personale reagisca, CONFINTESA FP, come sempre, c’è…. segnalateci le situazioni critiche.
Segretario Generale
(Claudia Ratti)