ACCORDI E DISACCORDI, È TEMPO DI BILANCI
Da quel famoso 26 aprile 2017, data in cui noi insieme ad alcune (e non tutte) le sigle sindacali abbiamo sottoscritto il protocollo di intesa, sono passati esattamente quattro anni e non abbiamo voluto correre il rischio che il Ministero della Giustizia applicasse, sua sponte, una sorta di prescrizione quinquennale agli Accordi tanto voluti quanto disattesi.
A modo nostro abbiamo voluto idealmente “interrompere i termini” dichiarando lo stato di agitazione nel mese di gennaio 2021, scrivendo alla nuova Ministra una nota a titolo di promemoria degli impegni presi dai suoi predecessori e, da ultimo, citando il Ministero della Giustizia innanzi il Tribunale di Roma.
A distanza di esattamente quattro anni abbiamo voluto noi fare il bilancio esaminando articoli e rispettive scadenze, è emerso che sia stata attuata la sola parte dell’accordo che ha risolto i problemi dell’Amministrazione e non quella che avrebbe riconosciuto qualcosa ai dipendenti. In sintesi, i dipendenti hanno pagato il prezzo ma non hanno avuto nulla.
Semplice coincidenza? Per toglierci il dubbio siamo passati ad esaminare l’accordo sulla mobilità del 15 luglio 2020 questa volta sottoscritto da tutte le sigle sindacali.
A parte che sul sito del Ministero della Giustizia non vi è traccia, è un accordo che prevede delle tempistiche precise per gli interpelli (i primi due a novembre e a dicembre 2020 non sono stati fatti), l’informatizzazione per velocizzarli, gli interpelli prima delle assunzioni, la possibilità di trasferimento al di fuori delle procedure di interpello per i portatori di handicap.
Anche qui … alcuni articoli sono stati prontamente applicati mentre altri completamente disattesi.
Ancora una volta l’impressione ricevuta è che laddove il problema è dell’Amministrazione l’accordo esiste, mentre se il problema lo vive il dipendente e l’accordo lo tutela, l’accordo non viene applicato.
Ed ancora … nella sede ministeriale non è stato ancora contrattato il fondo di sede 2018 mentre l’ipotesi di accordo 2019 è passata nel dimenticatoio. Siamo oramai ad aprile 2021 con un’inerzia del Ministero della Giustizia che non consentirà ai prossimi pensionandi di poter avere una riqualificazione economica.
Ci chiediamo come voglia utilizzare il Ministero i risparmi di spesa ottenuti con la mancata corresponsione del buono pasto dovuta allo Smart-working, dell’indennità di amministrazione e della R.I.A. dei cessati dal servizio che se non utilizzati per le assunzioni possono confluire nel F.R.D.
I mesi passano ma i problemi dei lavoratori giudiziari non solo restano ma si accrescono insieme all’intolleranza ed alla sfiducia verso lo Stato ed i Sindacati, come dar torto?
Come possiamo difendere noi e l’Amministrazione se a oltre due mesi dal Suo insediamento veniamo convocati senza un preciso ordine del giorno per parlare, tutti insieme, dei generici problemi del Ministero della Giustizia?
Quando si affronteranno i problemi dei lavoratori giudiziari che da tempo meriterebbero attenzione e soluzione?