CHI DOPO ARRIVA MEGLIO ALLOGGIA: LA SFORTUNA DEGLI ASSISTENTI
Nel 2018, Confintesa FP si è rivolta ai Tribunali per chiedere giustizia riguardo all’assegnazione delle sedi di lavoro del grande concorso per gli assistenti. All’epoca, un numero significativo di vincitori fu costretto a trasferirsi in città lontane, sostenendo notevoli spese economiche, salvo scoprire che i successivi idonei potevano scegliere sedi più ambite ad ogni nuovo scorrimento.
I giudici ci diedero torto, resta il fatto che per noi è immorale, pur se hanno deciso che è legittimo.
La storia si ripete e, questa volta, la “sfortuna” ha colpito gli assistenti vincitori assunti tramite lo scorrimento di graduatoria RIPAM, entrati in servizio nel dicembre 2023.
È importante ricordare che molti di questi colleghi erano già dipendenti della Giustizia a tempo determinato, assunti attraverso concorsi distrettuali PNRR. Hanno accettato un cambio di qualifica al ribasso e spesso un trasferimento (il concorso RIPAM era nazionale) per ottenere un contratto a tempo indeterminato. Avranno pensato: le opportunità non sempre si ripetono, i fondi PNRR finiranno, quindi meglio scegliere un lavoro stabile da assistente che uno instabile da funzionario.
Tuttavia, è sorprendente come, dopo solo pochi mesi (luglio 2024), casi identici siano stati affrontati con regole totalmente differenti. Sì, siamo consapevoli… la normativa è cambiata!
Il DL 2 marzo 2024, n.19 ha permesso all’ultima tranche di assistenti RIPAM-funzionari UPP di accettare il ruolo di assistente, mantenendo la posizione UPP fino a luglio 2026, con notevoli benefici economici e professionali, soprattutto in vista di una possibile futura stabilizzazione.
Inoltre, come accaduto nel 2018, molti tra gli ultimi in graduatoria hanno potuto restare nella sede di lavoro già scelta, diversamente da coloro che, pur avendo una posizione migliore, sono stati costretti ad allontanarsi da casa.
Precisando che plaudiamo alla fortuna dei pochi colleghi, ci piacerebbe che in casi come questo l’amministrazione desse la possibilità anche a tutti i meno fortunati di rivedere le proprie scelte, di sede e di qualifica perché la giustizia non è quella dei legulei ma quella sostanziale.
Nonostante le esperienze passate non ci lascino molte speranze, vogliamo sottolineare che questi eventi spingono molti giovani e talentuosi colleghi ad abbandonare il Ministero della Giustizia, che sembra sempre più una nave in affondamento. A quando un cambio di rotta?