MOBILITA’ DEL PERSONALE? SI, NO … NI!
Abbiamo letto comunicati entusiasti di grande vittoria contro l’Amministrazione sulla questione mobilità. E’ nostra abitudine documentarci per bene prima di esprimerci ma qualche riflessione dobbiamo farla, sulla base del semplice dispositivo.
Il Giudice Conte, Tribunale di Roma, ha ordinato al Ministero della Giustizia di “non pervenire all’assunzione di alcuno dei partecipanti al procedimento di mobilità esterna (…) prima di aver ultimato il procedimento del secondo interpello nazionale indetto il 28/02/2013, e di aver proceduto alle conseguenti assegnazioni di posti”. La domanda nasce spontanea… che vittoria è? L’Amministrazione ha dichiarato in ogni occasione che i vincitori di quell’interpello avrebbero ricevuto il trasferimento entro fine aprile 2015 e, di certo, entro quella data la procedura per la mobilità esterna non sarà completata.
I problemi seri sono ben altri ed il Tribunale di Roma non li risolve:
- L’Amministrazione deve procedere con un ulteriore interpello negli stessi posti e per le stesse qualifiche che sono state messe a disposizione all’esterno.
- L’Amministrazione deve assestare tutto, ma tutto, il personale interno prima di assumere personale esterno.
- L’Amministrazione deve stabilizzare tutto, ma tutto il personale che da anni è distaccato a vario titolo, senza se e senza ma. Tutto vuol dire di tutti gli uffici e di tutte le qualifiche (dai CISIA agli UNEP) indipendentemente dalla causale del distacco.
- L’Amministrazione deve fare una riqualificazione seria prima della mobilità esterna, con un accordo (nell’area), con una legge (passaggio tra le aree) ma con un gesti concreti e non con proclami politici.
Noi andiamo avanti non abbassando il nostro livello di attenzione sui 4 punti che riteniamo irrinunciabili per il personale giudiziario, riservandoci ogni approfondimento.
Auguriamo a tutti i colleghi una buona Pasqua.
Il Coordinatore Nazionale
(Claudia Ratti)
Incredibile!!!! I Sindacati permettono che i lavoratori, già di diritto nella stessa situazione giuridica e di fatto, permettono palesi disparità di trattamento e non reagiscono affatto, neppure solo formalmente.