Oggetto: accordi di mobilità e vincoli

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La mobilità è uno dei temi più spinosi e dolenti del personale del Ministero della Giustizia che incide sul loro benessere psico fisico e, direttamente, sulla produttività. CI rendiamo conto quanto sia  difficile trovare una valida soluzione in grado di contemperare le esigenze dell’Amministrazione di colmare gli Uffici maggiormente deficitari, quali quelli del Nord, con le aspettative di riavvicinamento del personale.

Questa Sigla ha sostenuto e, tutt’ora, sostiene i concorsi distrettuali nella prospettiva che la consapevolezza della futura sede di servizio possa fungere da disincentivo per i tanti che non intendono o non possono allontanarsi dalle “proprie origini” ma è pur vero, tuttavia, che nulla può escludere il verificarsi di sopravvenienze e difficoltà che rendono la sede di servizio, pur scelta, non più adeguata alle esigenze di vita del dipendente.

E quando questo accadimenti corrispondono, peraltro, a diritti garantiti dall’ordinamento giudiziario (legge 104 o qualsivoglia altra grave circostanza che rientri nell’alveo delle tutele giuridiche e siano soprattutto sopravvenute rispetto alla scelta) è dovere dell’Amministrazione saggiarne la fondatezza ed effettuare un bilanciamento, evitando di escludere a priori la mobilità per il solo fatto di essere stata la sede scelta frutto di una procedura concorsuale distrettuale. Circostanza quest’ultima, così come quella del vincolo quinquennale, che per legge non inficiano situazioni giuridiche “superiori”.

Ed i troppi giudizi instaurati ed in cui l’Amministrazione risulta essere soccombente sono la prova di un sistema non efficiente.  Il problema della mobilità soffre, in realtà, di altre importanti lacune, tra queste la mancata revisione della pianta organica che consentirebbe, se eseguita, di individuare in maniera più funzionale le reali esigenze degli Uffici Giudiziari.

Altrettanto grave, se non di più, è il mancato rispetto dell’accordo di mobilità ove le scadenze prescritte per gli interpelli rimangano puntualmente disattese e ad ogni nuove assunzioni si ripetono le stesse storture: il dare avvio a nuove assunzioni, senza consentire a chi attende da anni di tornare a casa di partecipare ad un interpello, ovvero sedi inesistenti che “per magia” escono dal cilindro con gli scorrimenti.

Ed è così che presto verranno assunti i nuovi funzionari con lo scorrimento della graduatoria RIPAM per la copertura di 2.133 posti, elevati a 2.736 e non vi è nessuna notizia dell’interpello pur confermato in uno degli ultimi incontri sindacali.

Le domande nascono spontanee:

  • perché si firmano gli accordi in due e nella stragrande maggioranza dei casi si applicano solo per la parte che interessa l’Amministrazione e si disapplica per la parte dei lavoratori?
  • Perché in altre amministrazioni (vedi INPS da ultimo) prima di fare nuove assunzioni assestano tutto il personale interno, a prescindere dal vincolo di sede e quinquennale?

Finora ciò che altrove è stato possibile nel Ministero della Giustizia è stato impossibile, ci auguriamo un cambio di gestione sostanziale perché le soluzioni tecniche rappresentano sicuramente la base di partenza, ma vanno accompagnate, oltre che dal rispetto degli accordi sindacali anche da un sano senso di ragionevolezza e proporzionalità dei provvedimenti.

Cordiali saluti,

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

Maria Stella Reitano

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