FUGA DALLA GIUSTIZIA? È il mercato, bellezza!
FUGA DALLA GIUSTIZIA? È il mercato, bellezza!
Pare che a Via Arenula si siano accorti del fenomeno dimissioni.
Inizialmente, si pensava che il problema riguardasse solo i funzionari UPP che, per età generalmente inferiore e precarietà del contratto, consideravano la Giustizia come un impiego di passaggio. Ma oramai è evidente che il problema interessa anche i funzionari concorso Ripam, gli assistenti giudiziari e tutti i colleghi che, giustamente, pretendono il meritato riconoscimento. Nei corridoi degli uffici di Giustizia i più giovani parlano quasi esclusivamente dei concorsi che preparano nei ritagli di tempo: le Agenzie fiscali e l’Inps che offrono stipendi accessori più allettanti, il MAECI che promette indennità da capogiro a chi presta servizio all’estero, il corso-concorso SNA assicura la possibilità di carriera e di guadagno, la Camera dei Deputati assicura anche alle qualifiche più basse benefit ragguardevoli.
Ma qualsiasi altra Amministrazione dello stesso Comparto Funzioni Centrali – a parità di stipendio tabellare – riconosce ai suoi dipendenti: indennità di posizione, straordinari, FRD, progressioni economiche, buoni pasto, la scelta dell’orario di lavoro (ma di questo parleremo ancora) e che dire del lavoro agile, illustre sconosciuto del Ministero della Giustizia? E poi ci sono quelli che vanno via semplicemente perché hanno scoperto che il gioco non vale la candela e che nelle grandi città con uno stipendio di 1.750 euro non si vive, per cui tanto vale tornarsene a casa e guadagnare meno ma avvalersi della propria rete di sostegno familiare.
Possiamo davvero stupirci di quello che sta accadendo? Solo a patto di essere ciechi!
Negli ultimi anni l’inflazione in Italia sta galoppando (+8,1% nel 2022 e +5,7% nel 2023) e i costi degli affitti sono schizzati ovunque, mentre gli stipendi pubblici arrancano. Chi va via non lo fa per ingratitudine o pigrizia ma per sopravvivere. Parliamo dei più basilari meccanismi del libero mercato: quando l’offerta di lavoro è ampia e variegata, il lavoratore ha più potere contrattuale e può scegliere la soluzione più vantaggiosa.
Resta da capire come a Via Arenula intendono “gestire” il problema.
Mettere la testa sotto alla sabbia significa rinunciare a questi nuovi dipendenti e ritornare alla cronica carenza di personale che ha afflitto la Giustizia negli ultimi decenni, con conseguenze disastrose per il funzionamento della macchina giudiziaria.
Affrontarlo seriamente invece richiede un ripensamento del trattamento riservato ai dipendenti in termini di stipendio accessorio, straordinari, indennità, FRD, progressioni e lavoro agile.
Avranno il coraggio e la lungimiranza di farlo? Per ora abbiamo visto solo l’art.27 della bozza del nuovo decreto sul PNRR che autorizza il Ministero della Giustizia «a bandire nell’anno 2024 un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati onorari», indirizzato ai tribunali maggiormente in difficoltà. Un concorso in magistratura non aperto a tutti ma destinato ad una sola categoria, ovvero quella di giudici e di PM onorari, con una sola prova scritta invece di tre, senza prova orale! Il provvedimento, si legge nel Comunicato Stampa n.68 del Governo, “opera una revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari già in servizio e ne regola compiutamente il rapporto di lavoro, inquadrandoli espressamente come “lavoratori subordinati”.
Si introduce, in particolare, una disciplina che riguarda i seguenti aspetti:
- orario di lavoro di 40 ore settimanali per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e di 16 ore settimanali, pari a due giorni a settimana, per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività;
- permessi, assenze e congedi, con previsione dell’applicazione ai magistrati confermati del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del Comparto funzioni centrali, relativo al personale dell’amministrazione giudiziaria, con conseguente regolazione del periodo di comporto” …
Ma che rapporto di lavoro è? Non magistrati e non personale dell’amministrazione giudiziaria, ma funzioni dell’uno e disciplina di lavoro dell’altro! Certo è che sono cambiati i tempi da quando per diventare funzionario di cancelleria bisognava superare due prove scritte e orali su molteplici materie (compresa la lingua straniera).
Vogliamo ribadire, con forza, che il Ministero della Giustizia non ha ancora definito le famiglie professionali, la quarta area, non prevede dei concorsi riservati al personale interno per dirigenti anche se da anni ne svolgono le funzioni. Che Ministero della Giustizia è questo? Nome a parte.
A nulla sono servite le nostre lettere di “denuncia”(su questo tema già di novembre 2023), a nulla i nostri interventi all’inaugurazione dell’anno giudiziario, servirà una seria protesta dei lavoratori o il Ministero preferirà continuare a fare concorsi, assumere per poi perdere continuamente personale?
Di questo passo gli uffici del Ministero saranno continuamente (ed inutilmente) oberati di lavoro, senza alcun risultato positivo perché ormai il motto più è: si salvi chi può.
FLASH 05 2024 fuga dalla giustizia
RELAZIONE CONFINTESA FP GIUSTIZIA
Non c’è giustizia per chi la serve, ma solo per chi se ne serve…