Ausiliari: confusione e ansia

Non Attivo

In questi giorni di guerra tra le qualifiche, con un accordo firmato da una maggioranza di sigle sindacali e non firmato da alcune, di reclami venduti come ricorsi, spesso il lavoratore ascolta solo chi racconta quello che vuole sentirsi dire.

L’accordo firmato è un accordo programmatico e come tale non può che contenere dei programmi, ma è firmato dal Ministro della Giustizia e rappresenta un impegno politico.
Non si può certamente dire prima delle scadenze indicate che l’accordo non è stato rispettato e per gli Ausiliari dobbiamo aspettare la fine di ottobre.

Noi che non li abbiamo mai dimenticati possiamo infatti ricordare:

La proclamazione dello stato di agitazione nel 2012, i tentativi di conciliazione nel 2013 e 2017, la Diffida e il Ricorso del 2013 nonchè le innumerevoli richieste ai Ministri succedutosi, ai Capi Dipartimento, ai Direttori Generali del Personale, ai Sottosegretari di Stato alla Giustizia e in tutte le riunioni sulle riqualificazioni. Al di la delle parole spese ed oltre le nostre richieste oggi possiamo dire di avere in mano un accordo con delle date indicate per il passaggio di area che ci consegna un’arma per poter agire nel caso di non rispetto degli impegni presi.

Queste sono le nostre certezze.

C’è invece chi invita a cancellarsi dai sindacati per fare ricorsi che porteranno a risultati certi ed immediati, a percorrere una strada “europea”.
Ma esaminando l’iniziativa si scopre che non è un ricorso ma un reclamo, che si ha bisogno di un sindacato per presentarlo, che durerà almeno un anno e che porterà ad una decisione che NON E’ ESECUTIVA ma che, SE favorevole, potrà essere utilizzata in successivi ricorsi ordinari come orientamento.

L’unica certezza di questa iniziativa sembrerebbe il costo da pagare o l’iscrizione ad un sindacato per almeno un paio d’anni.

Claudia Ratti
Coordinatore Nazionale Ministero della Giustizia

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