Lettera consegnata al Ministro della Giustizia il 23 dicembre
Al Ministro della Giustizia
Avv. Prof. Paola Severino
Egregio Signor Ministro,
La ringraziamo innanzi tutto per averci convocato in tempi così brevi, anche in considerazione dei numerosi e gravosi impegni che caratterizzano queste Sue prime settimane di lavoro in qualità di Ministro della Giustizia.
Abbiamo letto con attenzione i primi provvedimenti presi per fronteggiare la gravissima crisi in cui si dibatte la giustizia italiana.
Crediamo che la riforma della giustizia debba essere strutturale, debba iniziare dal personale e proseguire alla completa informatizzazione degli uffici e dei servizi senza escludere dall’aspetto logistico ma non meno importante, della idoneità degli uffici.
Questo perché le disfunzioni e le criticità di un settore si riverberano inevitabilmente sugli altri ed è quindi assolutamente indispensabile operare una riorganizzazione globale dell’intero settore giudiziario, privilegiando la formazione di alta qualità quale altro pilastro imprescindibile per il funzionamento delle cancellerie che, vogliamo evidenziare, non sono delle semplici segreterie al servizio del magistrato, ma rappresentano il cuore pulsante dell’ attività giudiziaria, il motore che non può incepparsi o rallentare, pena il malfunzionamento di tutta la macchina processuale.
Abbiamo la necessità di sottoporLe alcune delle questioni che riteniamo siano un punto fondamentale di partenza per il nostro comune cammino.
Revisione degli uffici giudiziari
Rispetto ai provvedimenti varati nel corso della seduta del 16 dicembre u.s., ci destano molte perplessità l’ accorpamento di diversi uffici giudiziari, spieghiamo i motivi.
Il primo punto che viene in rilievo è l’asserito risparmio.
La maggior parte degli Uffici è di proprietà del Comune sede dell’ Ufficio, che ne cura la manutenzione e riceve annualmente un indennizzo per tale manutenzione. Con la nuova normativa i Comuni potranno mantenere l’Ufficio e, se lo faranno, il costo della manutenzione si sposterà dal Ministero della Giustizia all’ Ente locale (Comune) restando in ogni caso a carico della collettività.
Il Comune si accollerà anche la spesa del personale dell’Ufficio al quale dovrà corrispondere l’ indennità giudiziaria poiché si tratterà di personale impiegato presso un Ufficio Giudiziario, oltre a dover pagare i Giudici di Pace.
Ci chiediamo: se l’ Ufficio del Giudice di Pace resta una entità statale può una legge dello Stato addebitare il costo integrale del servizio giustizia ad un ente territoriale senza violare l’art.119 Cost.?
Per evitarlo lo Stato rimpinguerà il fondo perequativo?
Se la risposta fosse positiva, ci chiediamo: che senso ha sopprimere gli Uffici se poi la spesa non solo non esce dal bilancio della Collettività, ma comunque ritorna alla Amministrazione centrale sotto forma di fondo perequativo?
Un altro aspetto che poi non deve essere sottovalutato è che la legge 148/2011 dà la facoltà ai Comuni che non siano attualmente sede di Ufficio del Giudice di Pace di richiederlo. Paradossalmente potremmo assistere ad una proliferazione degli Uffici (e non ad una loro riduzione) con conseguente aumento delle spese.
La relazione di accompagnamento all’emendamento alla legge 148/2011 indicava una percentuale di soppressioni pari a 71,9% degli uffici del giudice di pace non circondariali. Quindi la cifra esatta deve essere 532 uffici del giudice di pace.
Nella relazione di accompagnamento alla bozza di Decreto Legislativo deliberata il 16.12.2011 dal Consiglio dei Ministri si legge che l’indice medio di produttività è pari a 568,30 cause per singolo gdp, eppure non poco tempo fa lo stesso Ministero indicava che il carico di lavoro mediamente sostenibile è pari a 346,4 cause per singolo gdp (nota n°31.10.2006.m_dgDOG.43706). A tale proposito si fa presente che in detta nota erano state individuate 91 sedi da accorpare che dal 2006 ad oggi sono ancora sono aperte.
Ferma restando l’ assegnazione del personale degli uffici soppressi secondo quanto indicato nell’ emanando decreto legislativo, il personale amministrativo perde sia l’indennità di trasferimento che il diritto ad un punteggio migliore prescritta nella assegnazione d’ufficio nel contratto integrativo sulla mobilità, questo perché, per la legge delega, non è una assegnazione ad altro ufficio né costituisce trasferimento (lettera h).
Noi abbiamo già chiesto che gli spostamenti di sede, che comporteranno viaggi quotidiani anche di 50 km al giorno siano operati su base rigorosamente volontaria, per non penalizzare oltremodo, oltre che i lavoratori, anche le loro famiglie.
Manca ogni riferimento alla eventuale posizione soprannumeraria ed al successivo riassorbimento con le future vacanze di organico, previsto solo per il personale dei sopprimendi tribunali e preture.
Manca ogni riferimento alla sorte del personale ministeriale nel caso l’Ufficio del giudice di pace rimanga aperto perché il Comune se ne assume le spese.
Se non vi è trasferimento di funzioni manca il presupposto per la riassegnazione (e per l’applicazione degli istituiti consequenziali).
Non solo … un trasferimento dei beni strumentali costa. Chi sposterà gli arredi e gli archivi di tutti questi Uffici e sopratutto dov’è lo spazio?
Già oggi le strutture dei tribunali sono insufficienti ad accogliere il personale e … i fascicoli. Le cancellerie non riescono a contenere i fascicoli, senza parlare degli archivi incapienti, sporchi e disorganizzati dove le condizioni di lavoro e di salute non sono minimamente garantiti.
Come si intende provvedere?
Vorremmo che un progetto di riorganizzazione efficace ed efficiente sulla carta non crei ulteriori danni al personale ed alla giustizia.
Mobilità e trasferimenti del personale
Sig. Ministro, Lei forse ancora non sa che nel Ministero della Giustizia è pienamente vigente un accordo sindacale sottoscritto con le Organizzazioni sindacali il 27 marzo 2007 che prevede, all’ articolo 2, (pubblicazione dei posti vacanti) che «Il Ministero, previa informativa data alle Organizzazioni sindacali almeno tre giorni prima, pubblica, con cadenza annuale entro e non oltre il mese di aprile, il bando nel quale sono indicati i posti vacanti da coprire mediante trasferimento del personale in servizio e sono fissati il termine e le modalità di presentazione delle domande degli aspiranti. Qualora il termine non potesse essere rispettato l’Amministrazione e le Organizzazioni sindacali si incontreranno entro il successivo mese di maggio per l’analisi delle problematiche, che l’hanno determinato»;
Ebbene, disapplicando il suddetto accordo sulla mobilità il Ministero della giustizia non ha bandito alcun interpello dal 2007 oltre ad aver assunto nuovo personale senza assestare il personale interno, occupando dei posti ambiti dal personale interno che da anni lavora fuori sede.
Lavorare lontani da casa ed essere costretti al continuo pendolarismo causa danni morali e danni esistenziali oltre ad ingenti spese economiche che si è costretti a sopportare.
I lavoratori, nostro tramite Le chiedono a gran voce di effettuare i trasferimenti del personale.
FONDO UNICO AMMINISTRAZIONE (F.U.A.)
Spiace rilevare che in altre Amministrazioni che parimenti alla nostra si occupano di amministrare la giustizia, abbiamo proceduto alla sottoscrizione del FUA 2011 già nel mese di luglio 2011, trattasi del Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa. Nel Ministero della Giustizia abbiamo da poco tempo sottoscritto l’Accordo per il FUA 2010 le cui somme non sono ancora state percepite dal personale.
Riteniamo opportuno e doveroso mutuare dall’ Accordo oltre alle posizioni organizzative richieste che da anni dalla nostra Federazione anche la cosiddetta “INDENNITA’ PER IL MIGLIORAMENTO DELL’EFFICIENZA ORGANIZZATIVA”, giustificata nel seguente modo:
“In considerazione della situazione di particolare criticità della giustizia amministrativa, come descritto in premessa , a causa della insufficienza della dotazione organica del personale amministrativo della giustizia amministrativa e delle consistenti vacanze in organico, che costituiscono ostacolo ad ogni processo di riorganizzazione delle strutture nonché rendono di difficile gestione i processi lavorativi istituzionali, anche a fronte delle notevoli complessità che i recenti interventi normativi (da ultimo il codice del processo amministrativo d.lgs.n. 104/2010) comportano sull’ organizzazione nella sua interezza, si rende necessario ed opportuno utilizzare strumenti contrattuali diretti a stimolare una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei dipendenti che garantisca in chiave ottimale lo standard dei servizi pubblici affidati alla giustizia amministrativa.
In tale ottica è stata istituita per l’anno 2011 l’indennità per il miglioramento dell’efficienza organizzativa, delineata con l’Ipotesi di contratto collettivo integrativo”.
Non si crede che nella giustizia ordinaria le criticità siano queste ed altre?
Non si crede opportuno motivare e ripagare i lavoratori?
O si pensa invece che i lavoratori devono sempre essere disponibili ai sacrifici senza ricevere né alcun riconoscimento economico e neanche quanto legittimamente spetta da contratto?
Vogliamo sottolineare che il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha destinato all’incentivazione del personale del Ministero e delle Agenzie fiscali una percentuale sulle somme riscosse derivanti dall’attività di controllo fiscale, una percentuale sulle vendite degli immobili dello Stato ed una percentuali sui risparmi di spesa connessi ai controlli che hanno determinato il disconoscimento di rimborsi o crediti di imposta (decreto 8/11/2011).
Vogliamo anche aggiungere che …
Noi crediamo che il personale del Ministero della Giustizia debba vedersi riconoscere una percentuale su quanto riscosso. È del 22 dicembre l’articolo pubblicato su Italia Oggi (che alleghiamo) dal titolo “Quando amministrare la giustizia porta ricchezza”.
Invitiamo a riflettere, noi siamo a disposizione per ulteriori approfondimenti.
Evitiamo di appesantire troppo il nostro documento essendo certi che ci verranno fornite ulteriori occasioni per illustrare le nostre idee.
Porgiamo i nostri ringraziamenti e gli auguri di buon lavoro.
Paola SARACENI Claudia RATTI
347.0662930 333.865306
Mettiamo a disposizione la nota della nostra O.S depositata al Ministero della Giustizia in data 23 dicembre 2011 ed i documenti citati: il decreto MEF_20111202 e l’articolo di ITAOGGI del 22 dicembre 2011