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PROT.18 RIFORMA UNEP

Le riforme, in linea generale, sono importanti, perché adeguano il sistema giudiziario alla società, ai suoi mutamenti, al progresso tecnologico.

Ma queste, per essere efficaci ed utili, necessitano di una profonda riflessione, di una visione degli obiettivi da raggiungere, di una programmazione e, in molti casi, di una fase di sperimentazione.

La Giustizia è un settore nevralgico della società, per la tutela dei diritti, per l’ordine sociale, per la crescita economica.

Oggi, con l’entrata in vigore del D.lgs. 149/2022, meglio noto come Riforma Cartabia, vengono introdotte modifiche normative che incidono profondamente sul processo civile e che, ovviamente, coinvolgono tutti gli operatori del diritto.

Ogni mutamento di disciplina deve passare, per avere successo, da una fase preliminare di progettazione e programmazione, da un adeguamento delle strutture disponibili e, necessariamente da un potenziamento delle stesse.

La riforma da oggi vigente quali probabilità di successo può avere se si vuole attuarla con un’organizzazione ed una struttura inadeguata per la sua realizzazione?

Il settore UNEP è il settore che più di tutti nel corso degli anni è stato trascurato e che ha visto nel corso degli ultimi decenni la più profonda ed ingiusta spoliazione di attività e funzioni, con esternalizzazioni ed attribuzioni a soggetti privati che hanno prodotto per lo Stato un aumento di spesa ed una sensibile riduzione delle entrate.

Senza volersi dilungare eccessivamente, si vogliono qui ricordare:

  • l’attribuzione dei crediti erariali ai concessionari, che ha avuto come risultato un sensibile calo percentuale di crediti recuperati rispetto all’attività svolta dagli Ufficiali Giudiziari;
  • La convenzione con Poste Italiane spa, che è servita unicamente a rimpinguare le casse di Poste, e che ha prodotto migliaia di processi saltati, distinte e cartoline che non ritornano, intracciabilità dei plichi. Prediligere la notifica a mani significa aumentare la possibilità di successo. Frequenti sono i casi in cui gli avvocati, dopo una notifica effettuata in proprio tramite il servizio postale con esito negativo, devono richiederla a mani all’Ufficiale Giudiziario.
  • L’assenza di attenzione nei confronti del settore UNEP è evidente nell’assenza di una previsione, nei vari C.C.N.I. della posizione organizzativa per coloro che dirigono uffici altamente complessi, con rilevanti assunzioni di responsabilità;
  • La modifica degli artt. 559 e 560 del cpc ha estromesso l’Ufficiale Giudiziario dall’esecuzione di liberazione immobile, affidandola esclusivamente al custode, soggetto privato.

Tanti altri esempi potrebbero essere evidenziati per dimostrare la scarsa considerazione della figura dell’Ufficiale Giudiziario da parte “del proprio datore di lavoro”.

Per arrivare, infine, ad oggi, dove, con le modifiche al codice di procedura civile, in particolare gli artt. 137 e 149-bis è prevista, come forma principale di notificazione, la modalità telematica, regredendo la forma cartacea di consegna a modalità residuale. Pur tenendo conto dell’importanza che la tecnologia potrebbe apportare ai processi relativi ai flussi di lavoro, nel caso delle notifiche privilegiare la consegna a mani significa sostanzialmente una maggiore probabilità di successo, scongiurando il rischio della ripetizione della stessa attività in forma diversa. È, infatti, frequente il caso in cui viene richiesta l’esecuzione di un’espropriazione forzata su un titolo esecutivo ed un precetto notificati tramite pec. Giunti sul luogo, l’esecutata, spesso una società, non viene rinvenuta per cessata attività, ma la posta elettronica certificata risulta ancora attiva. Tale situazione si sarebbe potuta evitare con la notifica a mano del titolo e del precetto, consentendo di conoscere la reale situazione in anticipo ed evitando un aggravio di spesa inutile al creditore.

Ma c’è di più!

L’11 novembre del 2014 (quasi nove anni fa!) è entrata in vigore la legge 162 di conversione del D.L. 12 settembre 2014 n. 132 che introduceva l’art. 492-bis al c.p.c., il quale consentiva all’Ufficiale Giudiziario l’accesso telematico diretto alle banche dati pubbliche, compreso l’archivio dei rapporti finanziari, al fine di individuare preventivamente i beni aggredibili del debitore. Ebbene, a distanza di così tanti anni l’Ufficiale Giudiziario non è in grado di accedere per non meglio precisati problemi di struttura informatica che, dopo così lungo tempo, non sono stati ancora risolti. Oggi si introduce un’ulteriore riforma del codice che non potrà essere attuata per analoghi problemi di carattere informatico.

In tutto questo susseguirsi di novelle, riforme e modifiche l’unico dato certo è il mancato raggiungimento degli obiettivi sperati, l’enorme spreco di risorse finanziarie e, soprattutto il disagio ed il malcontento dei lavoratori, che si ritrovano a dover attendere ad attività e funzioni in condizioni di grave carenza di strumenti e di personale.

Voglio infine ricordare i precetti contenuti nell’art. 97 della Costituzione: “i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”.

In ambito giudiziario, tra i termini imparzialità e terzietà, che spesso sono visti come sinonimi, vi è una sottilissima differenza:

  • L’imparzialità si identifica con l’indipendenza, la terzietà con l’equidistanza tra le parti in causa. Questi principi, che valgono per i giudici, ben si adeguano anche alla figura dell’Ufficiale Giudiziario.
  • La terzietà garantisce le parti in causa dell’applicazione imparziale della legge.

Attribuire funzioni proprie dell’Ufficiale Giudiziario a soggetti privati sarebbe come se una delle due squadre in campo designa anche l’arbitro della partita.

Si chiede, con la presente, una convocazione urgente per conoscere quale sia la visione generale che l’Amministrazione ha sulla figura dell’Ufficiale Giudiziario e del settore UNEP in generale e l’instaurazione di un confronto costante con i rappresentanti dei lavoratori.

Referente Nazionale UNEP

(Francesco Floccari)

 

Claudia Ratti
Coordinatore Nazionale Ministero della Giustizia

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