Procedura pubblica per la selezione di 2700 cancellieri esperti – Confintesa FP scrive al Ministero
Se c’è qualcuno che pensa che il Ministero della Giustizia voglia rifondere le disagiate dotazioni organiche con delle selezioni pubbliche, costui merita di essere clamorosamente smentito.
Con la pubblicazione in Gazzetta del concorso per “cancellieri esperti” il Ministero completa una tripletta irripetibile e conclude la sceneggiatura di quel film, genere fantasy, di cui abbiamo già scritto nelle nostre comunicazioni.
Pare che quando c’è da sbeffeggiare il personale interno il patrigno Ministero non perde un’occasione e per la terza volta consecutiva in un mese il nobile principio della semplificazione e l’acclarata urgenza del COVID19, celano maldestramente il vero ed unico scopo di questi “fantaconcorsi”: stabilizzare alcune categorie che da anni svolgono alcune funzioni nell’ambito del Ministero della Giustizia.
Non sta a noi sostenere se ab origine la selezione per entrare nella magistratura onoraria sia stata la migliore, se l’assenza di una prova scritta e orale ma la mera selezione per titoli, risponde ai canoni di cui all’art. 97 Costituzione. Non interessa qui e ora quel che rileva è che il penultimo concorso per cancelliere, bandito nel ben lontano 1998, prevedeva come requisito di accesso il diploma e che l’esame consisteva in due prove scritte nelle materie più attinenti al profilo da ricoprire (ordinamento giudiziario, servizi di cancelleria e compiti istituzionale del profilo dell’assistente giudiziario) ed il successivo colloquio in 6 materie giuridiche.
Con il bando 2020, viene introdotto un sistema di assegnazione di punteggi che andrà a privilegiare inesorabilmente chi, oltre a possedere il prescritto diploma di istruzione secondaria (confermato in sede di rimodulazione dei profili con decreto del 9 novembre 20017) abbia maturato esperienza e titoli che richiedono percorsi di studi e, addirittura, lavorativi post universitari. Cosicché chi ha svolto le funzioni di magistrato onorario, chi sia stato iscritto all’albo degli avvocati, chi abbia svolto docenze di materie giuridiche e chi abbia svolto attività presso l’ufficio del processo o il tirocinio formativo, universitario, surclasserà per cumulo di punteggio il personale interno impedendo una qualsiasi selezione nel merito.
Una contraddizione difficilmente spiegabile con l’emergenza sanitaria così come difficilmente comprensibile è l’intenzione del Governo, prima, con il decreto rilancio e del Ministero, poi, di ignorare, escludendo di fatto dalla selezione, il personale interno pur in possesso del titolo di accesso previsto dalla contrattazione collettiva e, soprattutto, dell’insostituibile esperienza maturata sul campo.
Le professionalità, le competenze acquisite da chi da anni lavora onorevolmente e con abnegazione all’interno di uffici giudiziari disagiati, senza personale o con personale acquisito con procedure oscure, non solo sono stati dimenticati rinnegando i legittimi riconoscimenti professionali ed economici, ma addirittura mortificati da una “procedura” che richiede requisiti che nulla hanno a che fare con la gestione e l’amministrazione giudiziaria, i servizi di cancelleria e segreteria.
Una scelta che crea ingiustizie e lotte tra chi ha intrapreso gli studi e per crisi economica o problemi di stabilizzazione deve ripiegare ed il personale interno che da anni aspetta una gratificazione per la competenza e la professionalità con le quali ha saputo “mandare avanti la baracca”, anche espletando ed accollandosi responsabilità non conformi al proprio profilo.
Mancano le procedure oggettive, fondate su prove d’esame, manca il giudizio meritorio che consente a tutti, indistintamente e senza disuguaglianze in ingresso, di confrontarsi, manca la trasparenza e si apprezza sempre meno una discrezionalità illimitata.
Non volendo pensare che ci sia un intento esclusivamente persecutorio verso il personale interno privato di qualsiasi possibilità di confrontarsi seriamente, il dubbio che abbiamo è che il Governo voglia “azzittire” una pletora di persone che da anni svolgono un lavoro a tempo determinato continuamente rinnovato (come, tra l’altro, ben sapevano fin dall’inizio) fornendo loro la possibilità di un posto di lavoro a tempo indeterminato nell’ambito del Ministero della Giustizia.
E quindi, invece di trovare una giusta (che termine strano eh?) collocazione nell’ambito di una reale riorganizzazione dell’Amministrazione giudiziaria prevedendo una reale selezione, istituendo un ruolo specifico, il Governo con la complicità evidente di altri, decide di scatenare un’altra guerra tra poveri in cui nessuno ne esce soddisfatto.
Inutile aggiungere che, anche questa volta, Confintesa Fp sarà accanto al personale per tentare di riscrivere un finale che riteniamo degno della nostra Costituzione, patrocinando un’altra iniziativa giudiziale.
Cordiali saluti
Il Segretario Generale
Claudia Ratti