HAI TOCCATO IL FONDO? SCAVA

14th Mar
2024
Non Attivo

Pensavamo di aver toccato già il fondo da molto tempo ma siamo riusciti a scavare ed andare ancora più giù con un’Amministrazione che si è dimostrata ancora una volta assente, impreparata e disinteressata nella gestione del personale.

Poi ci si chiede perché c’è la fuga dal Ministero della Giustizia, che strano, che matti saranno quelli che lasciano un’Amministrazione che non applica gli accordi, i Contratti e neanche le leggi?

Sono i sani di mente, i giovani o diversamente giovani, che superano uno dei tanti concorsi banditi dalle altre Amministrazioni (dello stesso Comparto funzioni centrali), che lasciano il cuore nel Ministero della Giustizia ma scelgono con la testa, giustamente.

Però i folli siamo noi, siamo quelli che crediamo che ci siano tanti colleghi che meritano attenzione, che nulla è scritto ma che la storia la scriviamo noi, tutti insieme.

Ed è così che dopo un’assurda riunione, nella quale facevamo fatica a credere che stesse accadendo sul serio, che ci aspettavamo che qualcuno ci dicesse… “è uno scherzo, ci avete creduto?”

Ci siamo resi conto che purtroppo la realtà supera la fantasia: una riunione che aspettavamo da ben sei mesi, assente il Viceministro, ci viene detto che l’Amministrazione necessita ancora di un approfondimento del quadro normativo che porterebbe a rivedere e ripensare le linee guida atteso che le modalità di erogazione dei benefici dovranno essere oggetto di contrattazione integrativa trattandosi di trattamento economico accessorio.

Non solo, ha testualmente sostenuto che “l’Amministrazione può, non deve, fino al 2% e quindi la legge lascia all’Amministrazione margine per dare attuazione alla norma, nel momento in cui si dà attuazione alla norma decidendo come e quanto destinare agli incentivi tecnici, darà seguito con impegni di spesa al pagamento. In teoria, a mio modo di vedere l’Amministrazione potrebbe anche non versare nulla”!

La domanda sorge spontanea: perché tanta ostilità verso il personale che lavora? Perché costruire velocemente dei ponti d’oro per la fuga? Perché non applicare Contratti e leggi?

Confintesa FP che, di solito, evita di avviare le procedure per lo sciopero (l’ultimo risale al 2018), evita di organizzare manifestazioni, evita lo scontro e preferisce il dialogo, questa volta ha ritenuto impossibile ulteriore tolleranza verso la procrastinazione cronica che non lascia alternative, ci auguriamo che i lavoratori siano stanchi e combattenti quanto noi e siano pronti a manifestare apertamente il loro dissenso a questa “non politica” di gestione del personale.

SCIOPERO SIA !

PROT.20 tentativo di conciliazione Ministero della Giustizia

 

BUONI PASTO MANCANTI

7th Mar
2024
Non Attivo

Al Sottosegretario di Stato e Viceministro

Francesco Paolo Sisto

viceministro.sisto@giustizia.it

Al Capo Dipartimento per la transizione digitale della giustizia,

l’analisi statistica e le politiche di coesione

Ettore Sala

prot.ddsc@giustiziacert.it

Al Capo Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi

Gaetano Campo

prot.dog@giustiziacert.it

Al Direttore Generale Sistemi Informativi Automatizzati

Vincenzo De Lisi

prot.dgsia.ddsc@giustiziacert.it

Al Direttore Generale del Bilancio e della Contabilità

Lucio Bedetta

dgbilancio.dog@giustiziacert.it

e pc.    Ai  Dirigenti dei CISIA di Bologna, Palermo e Torino

 

Oggetto: mancata erogazione dei buoni pasto – uffici  CISIA.

La scrivente O.S. qualche mese fa ha scritto in merito alla problematica della mancata erogazione dei buoni pasto ai dipendenti degli uffici giudiziari di vari distretti di Corte d’ Appello ed ora si ritrova a dover affrontare l’argomento a causa di nuove segnalazioni pervenute da parte di altri colleghi in servizio presso alcuni uffici decentrati della Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati ed esattamente per i lavoratori dei CISIA di Bologna, Palermo, Torino e distretti competenti che lamentano la mancata ricezione dei buoni pasto da svariati mesi.

Ad esempio ci risulta che al CISIA di Bologna l’ultima ricarica di buoni pasto è avvenuta sulle card elettroniche della ditta REPAS (aggiudicataria del lotto 6 nella precedente convenzione Consip 9), e risale al mese di giugno 2023, dal mese di luglio 2023 è tutto fermo.

Che la Convenzione Consip 9 sia scaduta, che i vari lotti stavano esaurendo le proprie disponibilità economiche, si sapeva, ma ormai sono mesi che la Direzione Generale del bilancio e della contabilità ha attivato i vari lotti della nuova Convenzione Consip 10, come mai i dipendenti degli uffici giudiziari dei distretti di Emilia Romagna, Sicilia e Piemonte hanno ricevuto già dal mese di settembre 2023 le nuove card e le connesse ricariche?

Cosa è successo per i CISIA presenti negli stessi distretti?

Il “Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l’analisi statistica e le politiche di coesione” è, com’è noto, una struttura organizzativa divenuta operativa con il D.M. del 13 agosto 2022 ma all’occhio di un attento osservatore quale ritiene di essere Confintesa FP, stenta a decollare pur essendo competente ad operare in proprio, come nel caso di specie, procedendo con ordini diretti di acquisto. E’ necessario fare chiarezza su questo “spiacevole contrattempo” e farlo subito, prima che gli 8 mesi, stretti parenti di un anno, diventino 9 e prima che i dipendenti di altri CISIA arrivino a trovarsi nella stessa dei colleghi dal momento che i lotti della precedente convenzione pare siano ormai senza fondi. Quello che appare oltre modo oltraggioso è la mancanza di attenzione verso il benessere dei propri dipendenti ed in questo momento storico di grande difficoltà economica in cui il nostro paese si trova, la scarsa attenzione verso i propri dipendenti non è più accettabile.

Quando i colleghi lasciano questo nostro Ministero verso Amministrazioni più attente ai lavoratori, che meglio retribuiscono le attività e lo fanno in tempi certi e brevi, possiamo dargli torto? Le domande sono sempre le stesse ma le risposte, nonostante i buoni propositi, non ci sono.

Nell’attesa di ricevere i doverosi chiarimenti porgo distinti saluti.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

Prot. 16 chiarimenti buoni pasto CISIA

MALATTIA COVID: NESSUNA DECURTAZIONE

21st Feb
2024
Non Attivo

Il Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria chiarisce, su richiesta di Confintesa FP, che, in caso di accertata positività al Covid -19, l’assenza per malattia è equiparata, sotto il profilo della retribuzione, al ricovero ospedaliero e, pertanto, non deve essere soggetta a decurtazione.

Il presupposto normativo, si legge, è tutt’ora l’art. 87 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni nella Legge 24 aprile 2020 n.27, anche dopo che è stata dichiarata la cessazione della contingenza pandemica, dichiarata conclusa il 5.5.2023 dall’Organizzazione Mondiale della sanità.

Com’è noto, in base alla richiamata norma, il periodo trascorso in malattia o in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, dai dipendenti delle amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, dovuta al COVID-19, non è computabile ai fini del periodo di comporto, è equiparato al ricovero ospedaliero e, conseguentemente, non è soggetto a decurtazione.

Confintesa FP ha richiesto, ed ottenuto, un chiarimento dall’Amministrazione ritenendolo necessario avendo verificato che, relativamente a questa e ad altre questioni concernenti la gestione del personale,non tutti gli uffici giudiziari trattano la stessa materia nel medesimo modo.

L’auspicio di Confintesa FP è che in tutti gli uffici venga garantita un corretto ed uniforme trattamento delle questioni relative alla gestione del personale, a tal fine potrebbe essere molto utile la pubblicazione, nella intranet, di tutte le risposte dell’Amministrazione ai quesiti provenienti dagli uffici giudiziari, chissà …

assenza per malattia da COVID- riscontro

FLASH GIUSTIZIA 08 MALATTIA COVID

 

Scriviamo a…Tribunale di Sorveglianza di Roma

14th Feb
2024
Non Attivo

Al Sig. Dirigente del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Dott. Antonio Lai

personale.tribsorv.roma@giustizia.it

Per conoscenza al Ministero della Giustizia

Al Direttore Generale Dipartimento Organizzazione Giudiziaria

Dott.ssa Maria Isabella Gandini

Al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Dott.ssa Vittoria Stefanelli

pres.tribsorv.roma@giustizia.it

 

Oggetto: “disposizione ricognitiva e di normalizzazione riguardante la fruizione dell’orario articolato sulle ore 7.12 per 5 giorni settimanali” prot. N.34/2024 del 13.02.2024, osservazioni.

La scrivente O.S. è venuta a conoscenza della disposizione in oggetto, che ad ogni buon fine si allega,  nel quale viene chiesto ai dipendenti fruitori dell’orario di lavoro con 5 rientri pomeridiani (7 ore e 12 minuti) di spiegare le ragioni di servizio che giustifichino la fruizione di tale articolazione di orario.

Tale richiesta viene motivata dalla necessità di ottemperare ai rilievi dell’ultima ispezione, a loro volta fondati su un chiarimento ministeriale del 2000, una circolare del 1998 e una nota del 2004.

Confintesa FP con la presente contesta e chiede l’immediata modifica del provvedimento in oggetto, essenzialmente per due ragioni.

  1. In primo luogo, la motivazione è palesemente illegittima perché in aperto contrasto con i contratti vigenti che non limitano a priori la fruizione di detto orario (“L’Amministrazione, compatibilmente con le prioritarie esigenze di organizzazione dei servizi, favorisce l’attuazione di tutte le tipologie di lavoro in modo da ridurre il ricorso al lavoro straordinario e da agevolare la prestazione lavorativa da parte di determinate categorie di lavoratori che versano in svantaggiate situazioni familiari o condizioni fisiche” art. 14 comma 2 del CCNI), ma al limite la circoscrivono per assicurare l’operatività delle Cancellerie che – in alcuni particolari servizi – lavorano a pieno ritmo anche fino a tarda sera.
  2. In secondo luogo, non solo perché le note, le circolari e i pareri richiamati in motivazione (oltre ad essere molto risalenti nel tempo, dunque precedenti ai Contratti) non hanno un rango normativo tale da prevalere sui contratti collettivi vigenti quanto perché esistono anche pareri in senso opposto (ci riferiamo, in particolare, alla risposta nel luglio del 2022 al quesito della Procura Generale di Catanzaro sull’ampliamento della platea di fruitori dell’orario con 5 rientri fornita dal Ministero). La verità è che nessun contratto vigente afferma il principio della “riduzione della platea di fruitori dell’orario con 5 rientri” e che le misteriose “quote”, su cui si basano i rilievi ispettivi e i conseguenti ordini di servizio, sono tutt’al più obiettivi manageriali interni all’amministrazione della Giustizia tesi alla riduzione della spesa per i buoni pasto.

Certo è ben strano che le Circolari, gli orientamenti applicativi ARAN, le risposte ai quesiti sono invocate sempre e comunque a scapito dei colleghi ed interpretate in modo restrittivo invece vengono disapplicate, dimenticate e ritenute non degne di nota le risposte “positive”. Perché … solo per fare un esempio non si legge la risposta al quesito: “Può il dirigente essere assoggettato a forme di rilevazione, anche se non contabilizzata, dell’orario di lavoro? La materia è disciplinata dall’art. 22 della L. 724/94 e dall’art. 16 del CCNL del 10.4.1996. Il nuovo sistema è basato sulla auto responsabilizzazione del dirigente ma all’amministrazione è comunque riconosciuta la possibilità di assumere iniziative per l’accertamento delle presenze e delle assenze anche ai fini della valutazione annuale del dirigente e dell’erogazione della retribuzione di risultato.

Vogliamo riportare quanto scritto dal Ministro Zangrillo nell’ultimo suo atto di indirizzo: “La motivazione del dipendente pubblico deriva da un complesso di fattori, non riconducibili al solo aspetto economico; la costruzione di condizioni organizzative adeguate, costituite dal benessere organizzativo in senso lato, ma anche dal senso di appartenenza, rappresentano leve motivazionali straordinarie”.

Per quanto sopra, la scrivente O.S. ritiene che non siano i dipendenti a dover giustificare la propria scelta di orario in base alle ragioni di servizio e chiede l’immediata modifica del provvedimento rendendosi disponibile altresì ad un confronto con l’Amministrazione.

Cordiali saluti

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

Lettera Tribunale di Sorveglianza Orario 7.12

provvedimento

ORARI DI LAVORO TRA DIRITTO E CONVENIENZA

14th Feb
2024
Non Attivo

Quello che abbiamo annunciato mesi fa, nel silenzio generale, ora è su ogni testata giornalistica: i dipendenti della Giustizia se posso fuggono perché pagati meno dei colleghi di altre amministrazioni ma non solo per questo.

Vogliamo ora affrontare il problema della scelta dell’orario di lavoro per i colleghi neoassunti e non solo, o meglio la “non scelta” perché in alcuni Uffici – tra moduli prestampati in cui la casella delle 7.12 è stata cancellata e indicazioni perentorie (“quell’orario non potete sceglierlo perché abbiamo già superato la quota!”) – per la maggior parte dei nuovi assunti la scelta è stata a dir poco obbligata.

L’orario di lavoro è un fattore importante nell’organizzazione della vita privata, specialmente se ci sono famiglie e figli da accudire.

Perché nella Giustizia accade questo, mentre nelle altre Amministrazioni l’orario di lavoro con cinque rientri pomeridiani pare un dato acquisito e anzi incoraggiato in quanto riconosciuto come più produttivo?

Le risposte sono varie e vanno dalla comprensibile necessità di assicurare il servizio nelle cancellerie penali anche nelle ore pomeridiane alla volontà di ridurre l’uso dei buoni pasto fino a misteriosi rilievi ispettivi sullo sforamento di fantomatiche quote. Ma cosa prevedono i contratti sull’orario di lavoro?

L’art. 17 del CCNL vigente prevede che:

  • l’orario ordinario è di 36 ore,
  • il ricorso al lavoro straordinario deve essere limitato (ed anche pagato!),
  • l’orario può essere articolato in diverse tipologie per raggiungere il miglior risultato possibile,
  • dopo le 6 ore scatta obbligatoriamente il recupero psico-fisico.

L’art. 14 dell’ormai vetusto (ma ancora vigente) CCNI Giustizia aggiunge qualche tassello:

  • va favorita “l’attuazione di tutte le tipologie di (orario di) lavoro in modo da ridurre il ricorso al lavoro straordinario”;
  • l’orario di lavoro su 5 giorni può svolgersi “anche nelle ore pomeridiane a partire dalle h.13.45” (garantendo al dipendente “una indennità sulla base di € 10,00 giornaliere”).

Dunque, nessun contratto parla di “riduzione dei buoni pasto” o di “quote” relative all’orario che sono, eventualmente, obiettivi “interni” che, però, contrastano gravemente con i contratti firmati e che sono da considerarsi, pertanto, inaccettabili. È un dato di fatto corroborato dalla ormai celebre risposta dell’allora Direttore Generale al quesito della Procura Generale di Catanzaro sull’ampliamento della platea di fruitori dell’orario con 5 rientri fornita dal Ministero stesso nel luglio del 2022.

L’unica limitazione accettabile sarebbe, invece, quella di assicurare l’operatività delle Cancellerie che– soprattutto nel settore penale– lavorano a pieno ritmo anche fino a tarda sera. Ma volendo la soluzione c’è e consiste nell’utilizzo del lavoro pomeridiano, previsto dall’art. 14 comma 3 del CCNI (su base volontaria e remunerato).

La nostra domanda è: perché ai dirigenti del Ministero della Giustizia sembra mancare il coraggio necessario per applicare integralmente gli istituti del CCNL vigenti ma preferiscono imporre diktat arbitrari invocando circolari e verbali ispettivi?

Confintesa FP mette la legalità al primo posto quindi anche la piena applicazione dei Contratti.

Segnalaci eventuali problemi a giustizia@confintesafp.it

FLASH 7 ORARIO DI LAVORO

2_Risposta a quesito

PAUSA PRANZO, COSA PREVEDE IL CCNL? Tribunale di Napoli in rivolta

12th Feb
2024
Non Attivo

IL FATTO. Dal 1/01/24 la Dirigenza del Tribunale di Napoli, ha revocato un suo Ods imponendo a tutti i dipendenti del Tribunale la fruizione della pausa pranzo, modificando tutte le tipologie orario.

La RSU del Tribunale indice assemblee molto partecipate (finalmente) che sfociano nella proclamazione dello stato di agitazione.

Non solo, ne seguono delle manifestazioni spontanee nei trenta minuti classici (dalle 14,00 alle 14,30) da parte di coloro che, recandosi in “piazza coperta” per fruire della pausa per recuperare le energie psico-fisiche, si sono ritrovati in mezzo ad una folla di colleghi che cercavano di fare la stessa cosa, nello stesso unico luogo a disposizione e nello stesso momento,  dimostrando così la totale impossibilità di fruire della pausa per ragioni logistiche!

Presidenza e Dirigenza, più volte sollecitati da RSU e OO.SS. a sospendere il disastroso provvedimento, pur ascoltandone le ragioni, sono stati irremovibili e la RSU ha attivato (per la seconda volta in due anni) la “procedura di raffreddamento” innanzi al Prefetto di Napoli.

All’incontro ha partecipato il Direttore Generale del personale, dott.ssa Gandini che, da un lato riconosce l’assoluta impossibilità di fruire della pausa per motivi logistici (assenza di aree dedicate e di distributori di bevande ai piani) dall’altro ribadisce la necessità di applicare la normativa che prevede l’obbligatorietà della pausa pranzo.

LA CONCLUSIONE. Il Ministero si impegna (e ci crediamo conoscendo la serietà della Dott.ssa Gandini) a creare spazi e posizionare distributori ai piani, a chiedere all’ARAN un’interpretazione del CCNL che possa derogare all’obbligo per motivi logistici (non abbiamo capito perché i CCNL si firmano con i Sindacati e le interpretazioni vengono solo dall’ARAN ma questo è un altro problema) e nel frattempo chiede ai dipendenti di “pazientare” rinunciando, di fatto, ad un proprio diritto.

Comprendiamo il gioco delle parti ma non accettiamo più che, in assenza dei presupposti (in questo caso logistici) la rinuncia debba essere solo di una parte, i lavoratori giudiziari stanno rinunciando a troppo rispetto ai colleghi delle altre Amministrazioni, la pazienza è finita, la misura è colma ed è ora che in ogni sede priva di spazi adeguati alla pausa pranzo si dia ai lavoratori la possibilità di rinunciarci. A Napoli siamo in prima linea per appoggiare i colleghi, ci auguriamo che in ogni sede con lo stesso problema il personale reagisca, CONFINTESA FP, come sempre, c’è…. segnalateci le situazioni critiche.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

Flash 6 napoli

Lettera aperta al Ministro Zangrillo

6th Feb
2024
Non Attivo

Al Sig. Ministro per la Pubblica Amministrazione

On. Paolo Zangrillo

 

Per conoscenza Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica

Ufficio Relazioni Sindacali, Servizio Contrattazione Collettiva

Dott. Valerio Talamo

 

Sig. Ministro,

abbiamo letto con interesse ed attenzione la Sua direttiva che dovrebbe dare avvio ad una nuova stagione di rinnovo del Contratto Collettivo comparto Funzioni Centrali però alcune riflessioni sono doverose partendo dalla Sua Direttiva riscontrandola con i fatti (o peggio, le omissioni) che accadono in alcune Amministrazioni, in particolare nel Ministero della Giustizia sul quale vogliamo soffermarci.

Si legge nella direttiva: “dal modello gerarchico, ordinato sulla parcellizzazione delle mansioni, rigidamente articolato in ruoli e funzioni e pervaso dalle tradizionali dinamiche strutturate su comando e controllo, si passa gradualmente ad un’organizzazione “piatta”, ordinata sul risultato dell’azione amministrativa, articolata su funzioni “broad branding” che hanno trovato nelle famiglie professionali del comparto Funzioni centrali il proprio modello di riferimento ed in cui lo stesso orario di lavoro, nelle nuove modalità del lavoro agile, cessa di essere il contenitore della prestazione lavorativa”.

Ebbene nel Ministero della Giustizia, ad oggi, non si sono ancora definite le famiglie professionali, non viene riconosciuto il lavoro agile, si limita fortemente il riconoscimento dell’orario di 7.12 in virtù di verbali ispettivi (circostanza tutta da approfondire), non si procede all’assegnazione preventiva degli obiettivi e si discute l’FRD dopo anni.

“Ogni organizzazione misura il suo successo in ragione della capacità di valorizzare il capitale umano. Valorizzare significa, innanzitutto, conoscere i profili di competenza dei dipendenti, i punti di forza e di debolezza; significa stimarne il potenziale, assegnare gli obiettivi e valutare la performance; significa, innanzitutto, guidare le persone verso il cambiamento con senso di responsabilità in un contesto capace di innescare meccanismi virtuosi alla cui base deve esserci, appunto, il merito. (…)

In questo contesto è fondamentale la creazione di un sistema ordinato sul merito, in cui la valutazione della performance si strutturi come “strumento di sviluppo” delle capacità possedute dal personale, nell’ottica della creazione di un’amministrazione attrattiva, che riconosce al proprio personale meritevole incentivi sia di carattere economico, sia di carattere reputazionale, sia fini della carriera”.

Se questo è vero, e siamo convinti che lo sia, il Ministero della Giustizia potrebbe vantare il primato negativo dei lavoratori in fuga verso Amministrazioni dello stesso Comparto proprio perché non ha mai valorizzato (e non ci sono segnali di inversione di rotta) i dipendenti.

“…nel confermare gli istituti che garantiscono ad una quota limitata del personale l’attribuzione di un premio aggiuntivo secondo i dettami della contrattazione collettiva (cfr. “differenziazione del premio individuale”, ad es. l’art. 78 CCNL comparto Funzioni centrali, triennio 2016-2018}, occorrerà intervenire sulle disposizioni dei CCNL al fine di evitare che la previsione di una percentuale troppo elevata di destinatari di tale premio possa svilire il significato e l’efficacia stessa dello strumento, con effetti distorsivi sulla percezione dei valutati. Pertanto, la contrattazione nazionale dovrà fissare un limite massimo per la quota di soggetti ai quali può essere assegnato il beneficio”.

Riteniamo che il merito non debba avere percentuali, ci sono alcuni casi virtuosi ed altri molto meno, una dirigenza corretta deve saper riconoscere il giusto merito sia negli uffici in tanti sono meritevoli sia negli altri. A proposito di partecipazione sindacale e di “ulteriore valorizzazione degli attuali organismi paritetici” lo sa, Sig. Ministro che nel Ministero della Giustizia non sono mai stati costituiti gli organismi paritetici (CUG e l’Organismo paritetico per l’innovazione)?

“Vista l’importanza nel contesto attuale degli istituti del lavoro agile, I ‘Aran nella stagione negoziale 2022-2024 confermerà l’impianto negoziale attuale con le correzioni che si dovessero rendere necessarie sulla base delle esperienze applicative fermo restando che il lavoro agile, quale modalità di prestazione lavorativa, sottoposta al potere direttivo del datore di lavoro pubblico, afferisce all’organizzazione del lavoro”.

In moltissimi uffici giudiziari è una prestazione lavorativa non contemplata dalla dirigenza che ne rifiuta l’adozione, anche per attività smartabili, senza alcuna valida formale giustificazione. Si tratta semplicemente di ostacolare un cambio di mentalità restando ancorati al vecchio schema culturale che contraddice in pieno quanto previsto dalla Direttiva: “In questo modello i dipendenti sono e devono essere incentivati sempre più ad operare nella logica del risultato e ad agire con livelli sempre più ampi di autonomia e responsabilità”.

Ed ancora, nella Direttiva si prevede: “In sede di rinnovo contrattuale le parti valuteranno l’opportunità di realizzare interventi di manutenzione ed aggiornamento degli istituti relativi all’ordinamento professionale che si rendono necessari dopo la fase applicativa che ha fatto seguito ai CCNL 2019-2021”. Nel Ministero della Giustizia l’ultimo contratto integrativo è stato sottoscritto il 29 luglio 2010!

Come si fa a credere in un Ministero che sottoscrive gli accordi e non li applica? Ultimo (ma solo in ordine di tempo) è l’accordo del 27 luglio 2023 “sulle modalità e ripartizione degli incentivi per funzioni tecniche” inapplicato perché da un lato il Ministero della Giustizia dichiara di voler dare delle linee guida comuni a tutte le sue stazioni appaltanti (sono mesi che viene rinviata una riunione), dall’altro blocca sostanzialmente tutto con il silenzio e gli Uffici non si assumono la responsabilità di decidere, nel bel mezzo ci sono i lavoratori. Chi viene puntualmente pagato ogni mese per prendere decisioni non le prende ed i colleghi aspettano da anni per vedersi riconoscere un compenso accessorio previsto dalla legge. O, ancora, un protocollo di intesa sottoscritto il 26 aprile 2017 è stato applicato solo per la parte che avvantaggiava l’Amministrazione e nulla per il personale. Nel frattempo, si assume nuovo personale e si dichiara che non ci sono più posti per gli interni … Che giustizia è questa? Chi vorrebbe lavorare in questo Ministero?

“I CCNL della tornata 2022-24 perfezioneranno il modello relativo alle elevate professionalità, che costituiscono una modalità che valorizza i dipendenti con particolare qualità professionali nell’interesse dell’organizzazione amministrativa, alla luce delle prime esperienze applicative”. Nel Ministero della Giustizia non solo non si parla di Elevate Professionalità quanto, nel Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria (che è il Dipartimento più numeroso) non sono mai state neanche previste (e conferite) le Posizioni Organizzative.

“La motivazione del dipendente pubblico deriva da un complesso di fattori, non riconducibili al solo aspetto economico; la costruzione di condizioni organizzative adeguate, costituite dal benessere organizzativo in senso lato, ma anche dal senso di appartenenza, rappresentano leve motivazionali straordinarie.

È in tale ottica che assume un ruolo fondamentale la previsione di un moderno welfare azienda le/integrativo (…) L’auspicio è di favorire e migliorare il sistema soprattutto nella prospettiva di un adeguato sviluppo del sistema di welfare aziendale quale strumento di attrattività del lavoro alle dipendenze di una Pubblica Amministrazione comparabile al settore privato. (…)

La contrattazione nazionale dovrà quindi implementare gli istituti del welfare al fine di migliorare il benessere del personale e di rafforzare il senso di appartenenza alle amministrazioni, prevedendo interventi in grado di soddisfare le diverse esigenze del personale, tenendo conto delle sue caratteristiche dal punto di vista demografico e familiare. Possibili aree di intervento sono rappresentate da: sostegno alla genitorialità, prestazioni sanitarie, istruzione e mobilità sostenibile.

Nel Ministero della Giustizia è inesistente qualsiasi forma di cura del benessere organizzativo, del welfare, dell’attenzione alle persone ed alle famiglie, lo dimostrano le continue e numerosissime dimissioni del personale che ha superato concorsi in altre Amministrazioni (Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL …) e che continuano a concorrere per cambiare Amministrazione.

“Ove percorribili, potranno altresì essere previste forme di convenzionamento tra diverse amministrazioni”. Perché non rendere omogenei tra le Amministrazioni del Comparto Funzioni Centrali le forme di welfare? Solo per fare due esempi virtuosi: il Fondo di Previdenza per il personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’ASDEP (del personale degli enti pubblici non economici).

A conclusione di questo nostro documento vogliamo denunciare un altro “passo falso” che sta per compiere il Ministero della Giustizia in favore della magistratura onoraria, con un concorso dalla selezione molto agevolata ed uno stipendio molto alto, senza peraltro tener conto di tutte le professionalità che sono già in servizio all’interno dell’Amministrazione.

Nel Comunicato Stampa n. 68 del Governo, “opera una revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari già in servizio e ne regola compiutamente il rapporto di lavoro, inquadrandoli espressamente come “lavoratori subordinati”. Si introduce, in particolare, una disciplina che riguarda i seguenti aspetti:

– orario di lavoro di 40 ore settimanali per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e di 16 ore settimanali, pari a due giorni a settimana, per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività;

– permessi, assenze e congedi, con previsione dell’applicazione ai magistrati confermati del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del Comparto funzioni centrali, relativo al personale dell’amministrazione giudiziaria, con conseguente regolazione del periodo di comporto”

Ma che rapporto di lavoro è? Non magistrati e non personale dell’amministrazione giudiziaria, ma funzioni dell’uno e disciplina di lavoro dell’altro!

Signor Ministro, ascoltiamo dichiarazioni nel voler riconoscere le professionalità, di porre le persone al centro, di promuovere il cambiamento, noi chiediamo semplicemente di fare in modo che le leggi, i contratti e gli accordi che firmiamo vengano rispettati nei tempi previsti perché è difficile pretendere dal lavoratore il massimo delle prestazioni se, d’altro canto, politici ed amministratori riempiono i social di buone intenzioni che restano senza seguito. Al Ministero della Giustizia non piacciono le innovazioni e si comporta come un sonnifero a lungo rilascio, lasciando noi, che rappresentiamo il personale, privi di ogni arma legale efficace. Ed i Responsabili di tali palesi inadempimenti cosa rischiano? Nulla!

Perché c’è (giustamente) l’avvio obbligatorio di un procedimento disciplinare se i lavoratori non rispettano leggi e CCNL e non ci sono procedure da seguire se le inadempienze sono dei vertici burocratici?  Perché non partire creando una “cabina di regia” che monitori sulla corretta e puntuale applicazione del Contratto Collettivo in tutte le Amministrazioni senza disparità così evidenti, che ponga in essere delle azioni incisive ed efficaci per monitorare costantemente che le leggi, gli accordi e le direttive siano applicate da tutte le Amministrazioni e, se è il caso, penalizzando attraverso la valutazione, i dirigenti inadempienti e premiando i meritevoli, con effetti diretti sui premi di risultato.

I lavoratori del Ministero della Giustizia hanno fame di dignità negata da una politica miope, mi spiace rappresentare che in mancanza di un Vostro urgente intervento questa O.S. attuerà ogni azione sindacale per difendere i lavoratori del Ministero della Giustizia.

Nell’augurare buon lavoro, restiamo a disposizione per ogni utile confronto.

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

Prot.07 2024 Ministro ZANGRILLO

FUGA DALLA GIUSTIZIA? È il mercato, bellezza!

FUGA DALLA GIUSTIZIA? È il mercato, bellezza!

Pare che a Via Arenula si siano accorti del fenomeno dimissioni.

Inizialmente, si pensava che il problema riguardasse solo i funzionari UPP che, per età generalmente inferiore e precarietà del contratto, consideravano la Giustizia come un impiego di passaggio. Ma oramai è evidente che il problema interessa anche i funzionari concorso Ripam, gli assistenti giudiziari e tutti i colleghi che, giustamente, pretendono il meritato riconoscimento. Nei corridoi degli uffici di Giustizia i più giovani parlano quasi esclusivamente dei concorsi che preparano nei ritagli di tempo: le Agenzie fiscali e l’Inps che offrono stipendi accessori più allettanti, il MAECI che promette indennità da capogiro a chi presta servizio all’estero, il corso-concorso SNA assicura la possibilità di carriera e di guadagno, la Camera dei Deputati assicura anche alle qualifiche più basse benefit ragguardevoli.

Ma qualsiasi altra Amministrazione dello stesso Comparto Funzioni Centrali – a parità di stipendio tabellare – riconosce ai suoi dipendenti: indennità di posizione, straordinari, FRD, progressioni economiche, buoni pasto, la scelta dell’orario di lavoro (ma di questo parleremo ancora) e che dire del lavoro agile, illustre sconosciuto del Ministero della Giustizia? E poi ci sono quelli che vanno via semplicemente perché hanno scoperto che il gioco non vale la candela e che nelle grandi città con uno stipendio di 1.750 euro non si vive, per cui tanto vale tornarsene a casa e guadagnare meno ma avvalersi della propria rete di sostegno familiare.

Possiamo davvero stupirci di quello che sta accadendo? Solo a patto di essere ciechi!

Negli ultimi anni l’inflazione in Italia sta galoppando (+8,1% nel 2022 e +5,7% nel 2023) e i costi degli affitti sono schizzati ovunque, mentre gli stipendi pubblici arrancano. Chi va via non lo fa per ingratitudine o pigrizia ma per sopravvivere. Parliamo dei più basilari meccanismi del libero mercato: quando l’offerta di lavoro è ampia e variegata, il lavoratore ha più potere contrattuale e può scegliere la soluzione più vantaggiosa.

Resta da capire come a Via Arenula intendono “gestire” il problema.

Mettere la testa sotto alla sabbia significa rinunciare a questi nuovi dipendenti e ritornare alla cronica carenza di personale che ha afflitto la Giustizia negli ultimi decenni, con conseguenze disastrose per il funzionamento della macchina giudiziaria.

Affrontarlo seriamente invece richiede un ripensamento del trattamento riservato ai dipendenti in termini di stipendio accessorio, straordinari, indennità, FRD, progressioni e lavoro agile.

Avranno il coraggio e la lungimiranza di farlo? Per ora abbiamo visto solo l’art.27 della bozza del nuovo decreto sul PNRR che autorizza il Ministero della Giustizia «a bandire nell’anno 2024 un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati onorari», indirizzato ai tribunali maggiormente in difficoltà. Un concorso in magistratura non aperto a tutti ma destinato ad una sola categoria, ovvero quella di giudici e di PM onorari, con una sola prova scritta invece di tre, senza prova orale! Il provvedimento, si legge nel Comunicato Stampa n.68 del Governo, “opera una revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari già in servizio e ne regola compiutamente il rapporto di lavoro, inquadrandoli espressamente come “lavoratori subordinati”.

Si introduce, in particolare, una disciplina che riguarda i seguenti aspetti:

  • orario di lavoro di 40 ore settimanali per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e di 16 ore settimanali, pari a due giorni a settimana, per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività;
  • permessi, assenze e congedi, con previsione dell’applicazione ai magistrati confermati del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del Comparto funzioni centrali, relativo al personale dell’amministrazione giudiziaria, con conseguente regolazione del periodo di comporto” …

Ma che rapporto di lavoro è? Non magistrati e non personale dell’amministrazione giudiziaria, ma funzioni dell’uno e disciplina di lavoro dell’altro! Certo è che sono cambiati i tempi da quando per diventare funzionario di cancelleria bisognava superare due prove scritte e orali su molteplici materie (compresa la lingua straniera).

Vogliamo ribadire, con forza, che il Ministero della Giustizia non ha ancora definito le famiglie professionali, la quarta area, non prevede dei concorsi riservati al personale interno per dirigenti anche se da anni ne svolgono le funzioni. Che Ministero della Giustizia è questo? Nome a parte.

A nulla sono servite le nostre lettere di “denuncia”(su questo tema già di novembre 2023), a nulla i nostri interventi all’inaugurazione dell’anno giudiziario, servirà una seria protesta dei lavoratori o il Ministero preferirà continuare a fare concorsi, assumere per poi perdere continuamente personale?

Di questo passo gli uffici del Ministero saranno continuamente (ed inutilmente) oberati di lavoro, senza alcun risultato positivo perché ormai il motto più è: si salvi chi può.

FLASH 05 2024 fuga dalla giustizia

RELAZIONE CONFINTESA FP GIUSTIZIA

PROT.152 ASSUNZIONE NUOVO PERSONALE

TABELLA COMPARAZIONE

Prot. 146 PROPOSTE FRD

Pubblicazione delle graduatorie con i nominativi per il passaggio in seconda area di 600 Ausiliari.

23rd Gen
2024
Non Attivo

Roma 23.01.2024 prot. 5

 

Al Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria

dott. Gaetano Campo

capodipartimento.dog@giustiziacert.it

Al Direttore Generale dell’Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi

Dr.ssa Maria Isabella Gandini

dgpersonale.dog@giustizia.it

 

A seguito della nostra del 27.12.20123 prot. 158, con la quale abbiamo espresso il dissenso della scrivente O.S. per la pubblicazione delle graduatorie relative alla selezione per l’attribuzione della fascia per vari profili professionali prive dei nominativi dei partecipanti, con l’avviso ministeriale del 9 gennaio u.s. si è appreso, con grande soddisfazione, che sarebbero state pubblicate nella intranet ministeriale tutte le graduatorie comprensive del nome e cognome di ogni concorrente e del relativo punteggio attribuito. È ora necessario che il Ministero intervenga in tal senso anche rispetto alla procedura concorsuale in oggetto atteso che sia l’elenco dei candidati ammessi alla prova d’esame pubblicato il 24.10.2023 sia la graduatoria preliminare degli ammessi ordinati in base al punteggio titoli, pubblicata il 17.11.2023, sono privi dei nominativi dei concorrenti.

Si ribadisce, anche in questa sede, che la pubblicazione dei nominativi è condizione necessaria per garantire l’adeguata e dovuta trasparenza delle graduatorie onde evitare che si crei il sospetto, a nostro avviso privo di fondamento, verso possibili ed ingiustificati vantaggi di alcuni lavoratori a danno di altri con la complicità dell’Amministrazione inducendo a presentare istanza di accesso agli atti di “ignoti” che, invece, potrebbero ben essere evitati o mirati. Ma non solo. Conoscendo i nominativi è anche possibile fare dei confronti tra i punteggi attribuiti ai concorrenti che abbiano gli stessi titoli così da rileva eventuali errori di valutazione.

Peraltro, la stessa Anac è intervenuta nell’annosa questione se sia possibile pubblicare gli esiti dei concorsi, indicando nella graduatoria finale i nomi ed i cognomi dei vincitori e degli idonei.

La delibera 15 novembre 2023, n. 525 libera le Amministrazioni dall’ “incubo” interpretativo: “le precisazioni del Garante della Privacy rese con parere del 23 marzo 2023, secondo cui le disposizioni normative che stabiliscono, in generale, la pubblicità dei provvedimenti finali e delle graduatorie nonché degli altri atti riguardanti i concorsi, le prove selettive e le progressioni di carriera e di altri procedimenti che si concludono con la formazione di graduatorie, nonché le altre specifiche forme di conoscibilità di tali atti previste dall’ordinamento, trovano la propria disciplina in disposizioni stratificatesi nel tempo (cfr. art. 7, d.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3; art. 15, d.P.R. 9 maggio 1994, n. 487, in particolare, commi 5, 6 e 6-bis; più in generale, sulla pubblicità delle procedure di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni, cfr. art. 35, comma 3, d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165). Tali norme dispongono, inoltre, che siano pubblicate le sole graduatorie definitive dei vincitori di concorso e non anche gli esiti delle prove intermedie o i dati personali dei concorrenti non vincitori o non ammessi (cfr. art. 15, comma 6-bis, del d.P.R. 9 maggio 1994, n. 487, “Regolamento recante norme sull’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi”). La suddetta impostazione è confermata nel decreto 14 marzo 2013, n. 33, laddove viene precisato che sono oggetto di pubblicazione le graduatorie finali aggiornate con l’eventuale scorrimento degli idonei non vincitori“.

Per quanto sopra si chiede:

  1. di provvedere alla pubblicazione delle graduatorie in oggetto con nomi visibili;
  2. concedere un termine al personale interessato per trasmettere le “osservazioni” che dovranno essere esaminate dalle rispettive commissioni.

Si auspica l’accoglimento della presente e si porgono Cordiali saluti.

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

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