Scriviamo a…Tribunale di Sorveglianza di Roma

14th Feb
2024
Non Attivo

Al Sig. Dirigente del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Dott. Antonio Lai

personale.tribsorv.roma@giustizia.it

Per conoscenza al Ministero della Giustizia

Al Direttore Generale Dipartimento Organizzazione Giudiziaria

Dott.ssa Maria Isabella Gandini

Al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Dott.ssa Vittoria Stefanelli

pres.tribsorv.roma@giustizia.it

 

Oggetto: “disposizione ricognitiva e di normalizzazione riguardante la fruizione dell’orario articolato sulle ore 7.12 per 5 giorni settimanali” prot. N.34/2024 del 13.02.2024, osservazioni.

La scrivente O.S. è venuta a conoscenza della disposizione in oggetto, che ad ogni buon fine si allega,  nel quale viene chiesto ai dipendenti fruitori dell’orario di lavoro con 5 rientri pomeridiani (7 ore e 12 minuti) di spiegare le ragioni di servizio che giustifichino la fruizione di tale articolazione di orario.

Tale richiesta viene motivata dalla necessità di ottemperare ai rilievi dell’ultima ispezione, a loro volta fondati su un chiarimento ministeriale del 2000, una circolare del 1998 e una nota del 2004.

Confintesa FP con la presente contesta e chiede l’immediata modifica del provvedimento in oggetto, essenzialmente per due ragioni.

  1. In primo luogo, la motivazione è palesemente illegittima perché in aperto contrasto con i contratti vigenti che non limitano a priori la fruizione di detto orario (“L’Amministrazione, compatibilmente con le prioritarie esigenze di organizzazione dei servizi, favorisce l’attuazione di tutte le tipologie di lavoro in modo da ridurre il ricorso al lavoro straordinario e da agevolare la prestazione lavorativa da parte di determinate categorie di lavoratori che versano in svantaggiate situazioni familiari o condizioni fisiche” art. 14 comma 2 del CCNI), ma al limite la circoscrivono per assicurare l’operatività delle Cancellerie che – in alcuni particolari servizi – lavorano a pieno ritmo anche fino a tarda sera.
  2. In secondo luogo, non solo perché le note, le circolari e i pareri richiamati in motivazione (oltre ad essere molto risalenti nel tempo, dunque precedenti ai Contratti) non hanno un rango normativo tale da prevalere sui contratti collettivi vigenti quanto perché esistono anche pareri in senso opposto (ci riferiamo, in particolare, alla risposta nel luglio del 2022 al quesito della Procura Generale di Catanzaro sull’ampliamento della platea di fruitori dell’orario con 5 rientri fornita dal Ministero). La verità è che nessun contratto vigente afferma il principio della “riduzione della platea di fruitori dell’orario con 5 rientri” e che le misteriose “quote”, su cui si basano i rilievi ispettivi e i conseguenti ordini di servizio, sono tutt’al più obiettivi manageriali interni all’amministrazione della Giustizia tesi alla riduzione della spesa per i buoni pasto.

Certo è ben strano che le Circolari, gli orientamenti applicativi ARAN, le risposte ai quesiti sono invocate sempre e comunque a scapito dei colleghi ed interpretate in modo restrittivo invece vengono disapplicate, dimenticate e ritenute non degne di nota le risposte “positive”. Perché … solo per fare un esempio non si legge la risposta al quesito: “Può il dirigente essere assoggettato a forme di rilevazione, anche se non contabilizzata, dell’orario di lavoro? La materia è disciplinata dall’art. 22 della L. 724/94 e dall’art. 16 del CCNL del 10.4.1996. Il nuovo sistema è basato sulla auto responsabilizzazione del dirigente ma all’amministrazione è comunque riconosciuta la possibilità di assumere iniziative per l’accertamento delle presenze e delle assenze anche ai fini della valutazione annuale del dirigente e dell’erogazione della retribuzione di risultato.

Vogliamo riportare quanto scritto dal Ministro Zangrillo nell’ultimo suo atto di indirizzo: “La motivazione del dipendente pubblico deriva da un complesso di fattori, non riconducibili al solo aspetto economico; la costruzione di condizioni organizzative adeguate, costituite dal benessere organizzativo in senso lato, ma anche dal senso di appartenenza, rappresentano leve motivazionali straordinarie”.

Per quanto sopra, la scrivente O.S. ritiene che non siano i dipendenti a dover giustificare la propria scelta di orario in base alle ragioni di servizio e chiede l’immediata modifica del provvedimento rendendosi disponibile altresì ad un confronto con l’Amministrazione.

Cordiali saluti

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

Lettera Tribunale di Sorveglianza Orario 7.12

provvedimento

ORARI DI LAVORO TRA DIRITTO E CONVENIENZA

14th Feb
2024
Non Attivo

Quello che abbiamo annunciato mesi fa, nel silenzio generale, ora è su ogni testata giornalistica: i dipendenti della Giustizia se posso fuggono perché pagati meno dei colleghi di altre amministrazioni ma non solo per questo.

Vogliamo ora affrontare il problema della scelta dell’orario di lavoro per i colleghi neoassunti e non solo, o meglio la “non scelta” perché in alcuni Uffici – tra moduli prestampati in cui la casella delle 7.12 è stata cancellata e indicazioni perentorie (“quell’orario non potete sceglierlo perché abbiamo già superato la quota!”) – per la maggior parte dei nuovi assunti la scelta è stata a dir poco obbligata.

L’orario di lavoro è un fattore importante nell’organizzazione della vita privata, specialmente se ci sono famiglie e figli da accudire.

Perché nella Giustizia accade questo, mentre nelle altre Amministrazioni l’orario di lavoro con cinque rientri pomeridiani pare un dato acquisito e anzi incoraggiato in quanto riconosciuto come più produttivo?

Le risposte sono varie e vanno dalla comprensibile necessità di assicurare il servizio nelle cancellerie penali anche nelle ore pomeridiane alla volontà di ridurre l’uso dei buoni pasto fino a misteriosi rilievi ispettivi sullo sforamento di fantomatiche quote. Ma cosa prevedono i contratti sull’orario di lavoro?

L’art. 17 del CCNL vigente prevede che:

  • l’orario ordinario è di 36 ore,
  • il ricorso al lavoro straordinario deve essere limitato (ed anche pagato!),
  • l’orario può essere articolato in diverse tipologie per raggiungere il miglior risultato possibile,
  • dopo le 6 ore scatta obbligatoriamente il recupero psico-fisico.

L’art. 14 dell’ormai vetusto (ma ancora vigente) CCNI Giustizia aggiunge qualche tassello:

  • va favorita “l’attuazione di tutte le tipologie di (orario di) lavoro in modo da ridurre il ricorso al lavoro straordinario”;
  • l’orario di lavoro su 5 giorni può svolgersi “anche nelle ore pomeridiane a partire dalle h.13.45” (garantendo al dipendente “una indennità sulla base di € 10,00 giornaliere”).

Dunque, nessun contratto parla di “riduzione dei buoni pasto” o di “quote” relative all’orario che sono, eventualmente, obiettivi “interni” che, però, contrastano gravemente con i contratti firmati e che sono da considerarsi, pertanto, inaccettabili. È un dato di fatto corroborato dalla ormai celebre risposta dell’allora Direttore Generale al quesito della Procura Generale di Catanzaro sull’ampliamento della platea di fruitori dell’orario con 5 rientri fornita dal Ministero stesso nel luglio del 2022.

L’unica limitazione accettabile sarebbe, invece, quella di assicurare l’operatività delle Cancellerie che– soprattutto nel settore penale– lavorano a pieno ritmo anche fino a tarda sera. Ma volendo la soluzione c’è e consiste nell’utilizzo del lavoro pomeridiano, previsto dall’art. 14 comma 3 del CCNI (su base volontaria e remunerato).

La nostra domanda è: perché ai dirigenti del Ministero della Giustizia sembra mancare il coraggio necessario per applicare integralmente gli istituti del CCNL vigenti ma preferiscono imporre diktat arbitrari invocando circolari e verbali ispettivi?

Confintesa FP mette la legalità al primo posto quindi anche la piena applicazione dei Contratti.

Segnalaci eventuali problemi a giustizia@confintesafp.it

FLASH 7 ORARIO DI LAVORO

2_Risposta a quesito

PAUSA PRANZO, COSA PREVEDE IL CCNL? Tribunale di Napoli in rivolta

12th Feb
2024
Non Attivo

IL FATTO. Dal 1/01/24 la Dirigenza del Tribunale di Napoli, ha revocato un suo Ods imponendo a tutti i dipendenti del Tribunale la fruizione della pausa pranzo, modificando tutte le tipologie orario.

La RSU del Tribunale indice assemblee molto partecipate (finalmente) che sfociano nella proclamazione dello stato di agitazione.

Non solo, ne seguono delle manifestazioni spontanee nei trenta minuti classici (dalle 14,00 alle 14,30) da parte di coloro che, recandosi in “piazza coperta” per fruire della pausa per recuperare le energie psico-fisiche, si sono ritrovati in mezzo ad una folla di colleghi che cercavano di fare la stessa cosa, nello stesso unico luogo a disposizione e nello stesso momento,  dimostrando così la totale impossibilità di fruire della pausa per ragioni logistiche!

Presidenza e Dirigenza, più volte sollecitati da RSU e OO.SS. a sospendere il disastroso provvedimento, pur ascoltandone le ragioni, sono stati irremovibili e la RSU ha attivato (per la seconda volta in due anni) la “procedura di raffreddamento” innanzi al Prefetto di Napoli.

All’incontro ha partecipato il Direttore Generale del personale, dott.ssa Gandini che, da un lato riconosce l’assoluta impossibilità di fruire della pausa per motivi logistici (assenza di aree dedicate e di distributori di bevande ai piani) dall’altro ribadisce la necessità di applicare la normativa che prevede l’obbligatorietà della pausa pranzo.

LA CONCLUSIONE. Il Ministero si impegna (e ci crediamo conoscendo la serietà della Dott.ssa Gandini) a creare spazi e posizionare distributori ai piani, a chiedere all’ARAN un’interpretazione del CCNL che possa derogare all’obbligo per motivi logistici (non abbiamo capito perché i CCNL si firmano con i Sindacati e le interpretazioni vengono solo dall’ARAN ma questo è un altro problema) e nel frattempo chiede ai dipendenti di “pazientare” rinunciando, di fatto, ad un proprio diritto.

Comprendiamo il gioco delle parti ma non accettiamo più che, in assenza dei presupposti (in questo caso logistici) la rinuncia debba essere solo di una parte, i lavoratori giudiziari stanno rinunciando a troppo rispetto ai colleghi delle altre Amministrazioni, la pazienza è finita, la misura è colma ed è ora che in ogni sede priva di spazi adeguati alla pausa pranzo si dia ai lavoratori la possibilità di rinunciarci. A Napoli siamo in prima linea per appoggiare i colleghi, ci auguriamo che in ogni sede con lo stesso problema il personale reagisca, CONFINTESA FP, come sempre, c’è…. segnalateci le situazioni critiche.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

Flash 6 napoli

Lettera aperta al Ministro Zangrillo

6th Feb
2024
Non Attivo

Al Sig. Ministro per la Pubblica Amministrazione

On. Paolo Zangrillo

 

Per conoscenza Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica

Ufficio Relazioni Sindacali, Servizio Contrattazione Collettiva

Dott. Valerio Talamo

 

Sig. Ministro,

abbiamo letto con interesse ed attenzione la Sua direttiva che dovrebbe dare avvio ad una nuova stagione di rinnovo del Contratto Collettivo comparto Funzioni Centrali però alcune riflessioni sono doverose partendo dalla Sua Direttiva riscontrandola con i fatti (o peggio, le omissioni) che accadono in alcune Amministrazioni, in particolare nel Ministero della Giustizia sul quale vogliamo soffermarci.

Si legge nella direttiva: “dal modello gerarchico, ordinato sulla parcellizzazione delle mansioni, rigidamente articolato in ruoli e funzioni e pervaso dalle tradizionali dinamiche strutturate su comando e controllo, si passa gradualmente ad un’organizzazione “piatta”, ordinata sul risultato dell’azione amministrativa, articolata su funzioni “broad branding” che hanno trovato nelle famiglie professionali del comparto Funzioni centrali il proprio modello di riferimento ed in cui lo stesso orario di lavoro, nelle nuove modalità del lavoro agile, cessa di essere il contenitore della prestazione lavorativa”.

Ebbene nel Ministero della Giustizia, ad oggi, non si sono ancora definite le famiglie professionali, non viene riconosciuto il lavoro agile, si limita fortemente il riconoscimento dell’orario di 7.12 in virtù di verbali ispettivi (circostanza tutta da approfondire), non si procede all’assegnazione preventiva degli obiettivi e si discute l’FRD dopo anni.

“Ogni organizzazione misura il suo successo in ragione della capacità di valorizzare il capitale umano. Valorizzare significa, innanzitutto, conoscere i profili di competenza dei dipendenti, i punti di forza e di debolezza; significa stimarne il potenziale, assegnare gli obiettivi e valutare la performance; significa, innanzitutto, guidare le persone verso il cambiamento con senso di responsabilità in un contesto capace di innescare meccanismi virtuosi alla cui base deve esserci, appunto, il merito. (…)

In questo contesto è fondamentale la creazione di un sistema ordinato sul merito, in cui la valutazione della performance si strutturi come “strumento di sviluppo” delle capacità possedute dal personale, nell’ottica della creazione di un’amministrazione attrattiva, che riconosce al proprio personale meritevole incentivi sia di carattere economico, sia di carattere reputazionale, sia fini della carriera”.

Se questo è vero, e siamo convinti che lo sia, il Ministero della Giustizia potrebbe vantare il primato negativo dei lavoratori in fuga verso Amministrazioni dello stesso Comparto proprio perché non ha mai valorizzato (e non ci sono segnali di inversione di rotta) i dipendenti.

“…nel confermare gli istituti che garantiscono ad una quota limitata del personale l’attribuzione di un premio aggiuntivo secondo i dettami della contrattazione collettiva (cfr. “differenziazione del premio individuale”, ad es. l’art. 78 CCNL comparto Funzioni centrali, triennio 2016-2018}, occorrerà intervenire sulle disposizioni dei CCNL al fine di evitare che la previsione di una percentuale troppo elevata di destinatari di tale premio possa svilire il significato e l’efficacia stessa dello strumento, con effetti distorsivi sulla percezione dei valutati. Pertanto, la contrattazione nazionale dovrà fissare un limite massimo per la quota di soggetti ai quali può essere assegnato il beneficio”.

Riteniamo che il merito non debba avere percentuali, ci sono alcuni casi virtuosi ed altri molto meno, una dirigenza corretta deve saper riconoscere il giusto merito sia negli uffici in tanti sono meritevoli sia negli altri. A proposito di partecipazione sindacale e di “ulteriore valorizzazione degli attuali organismi paritetici” lo sa, Sig. Ministro che nel Ministero della Giustizia non sono mai stati costituiti gli organismi paritetici (CUG e l’Organismo paritetico per l’innovazione)?

“Vista l’importanza nel contesto attuale degli istituti del lavoro agile, I ‘Aran nella stagione negoziale 2022-2024 confermerà l’impianto negoziale attuale con le correzioni che si dovessero rendere necessarie sulla base delle esperienze applicative fermo restando che il lavoro agile, quale modalità di prestazione lavorativa, sottoposta al potere direttivo del datore di lavoro pubblico, afferisce all’organizzazione del lavoro”.

In moltissimi uffici giudiziari è una prestazione lavorativa non contemplata dalla dirigenza che ne rifiuta l’adozione, anche per attività smartabili, senza alcuna valida formale giustificazione. Si tratta semplicemente di ostacolare un cambio di mentalità restando ancorati al vecchio schema culturale che contraddice in pieno quanto previsto dalla Direttiva: “In questo modello i dipendenti sono e devono essere incentivati sempre più ad operare nella logica del risultato e ad agire con livelli sempre più ampi di autonomia e responsabilità”.

Ed ancora, nella Direttiva si prevede: “In sede di rinnovo contrattuale le parti valuteranno l’opportunità di realizzare interventi di manutenzione ed aggiornamento degli istituti relativi all’ordinamento professionale che si rendono necessari dopo la fase applicativa che ha fatto seguito ai CCNL 2019-2021”. Nel Ministero della Giustizia l’ultimo contratto integrativo è stato sottoscritto il 29 luglio 2010!

Come si fa a credere in un Ministero che sottoscrive gli accordi e non li applica? Ultimo (ma solo in ordine di tempo) è l’accordo del 27 luglio 2023 “sulle modalità e ripartizione degli incentivi per funzioni tecniche” inapplicato perché da un lato il Ministero della Giustizia dichiara di voler dare delle linee guida comuni a tutte le sue stazioni appaltanti (sono mesi che viene rinviata una riunione), dall’altro blocca sostanzialmente tutto con il silenzio e gli Uffici non si assumono la responsabilità di decidere, nel bel mezzo ci sono i lavoratori. Chi viene puntualmente pagato ogni mese per prendere decisioni non le prende ed i colleghi aspettano da anni per vedersi riconoscere un compenso accessorio previsto dalla legge. O, ancora, un protocollo di intesa sottoscritto il 26 aprile 2017 è stato applicato solo per la parte che avvantaggiava l’Amministrazione e nulla per il personale. Nel frattempo, si assume nuovo personale e si dichiara che non ci sono più posti per gli interni … Che giustizia è questa? Chi vorrebbe lavorare in questo Ministero?

“I CCNL della tornata 2022-24 perfezioneranno il modello relativo alle elevate professionalità, che costituiscono una modalità che valorizza i dipendenti con particolare qualità professionali nell’interesse dell’organizzazione amministrativa, alla luce delle prime esperienze applicative”. Nel Ministero della Giustizia non solo non si parla di Elevate Professionalità quanto, nel Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria (che è il Dipartimento più numeroso) non sono mai state neanche previste (e conferite) le Posizioni Organizzative.

“La motivazione del dipendente pubblico deriva da un complesso di fattori, non riconducibili al solo aspetto economico; la costruzione di condizioni organizzative adeguate, costituite dal benessere organizzativo in senso lato, ma anche dal senso di appartenenza, rappresentano leve motivazionali straordinarie.

È in tale ottica che assume un ruolo fondamentale la previsione di un moderno welfare azienda le/integrativo (…) L’auspicio è di favorire e migliorare il sistema soprattutto nella prospettiva di un adeguato sviluppo del sistema di welfare aziendale quale strumento di attrattività del lavoro alle dipendenze di una Pubblica Amministrazione comparabile al settore privato. (…)

La contrattazione nazionale dovrà quindi implementare gli istituti del welfare al fine di migliorare il benessere del personale e di rafforzare il senso di appartenenza alle amministrazioni, prevedendo interventi in grado di soddisfare le diverse esigenze del personale, tenendo conto delle sue caratteristiche dal punto di vista demografico e familiare. Possibili aree di intervento sono rappresentate da: sostegno alla genitorialità, prestazioni sanitarie, istruzione e mobilità sostenibile.

Nel Ministero della Giustizia è inesistente qualsiasi forma di cura del benessere organizzativo, del welfare, dell’attenzione alle persone ed alle famiglie, lo dimostrano le continue e numerosissime dimissioni del personale che ha superato concorsi in altre Amministrazioni (Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL …) e che continuano a concorrere per cambiare Amministrazione.

“Ove percorribili, potranno altresì essere previste forme di convenzionamento tra diverse amministrazioni”. Perché non rendere omogenei tra le Amministrazioni del Comparto Funzioni Centrali le forme di welfare? Solo per fare due esempi virtuosi: il Fondo di Previdenza per il personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’ASDEP (del personale degli enti pubblici non economici).

A conclusione di questo nostro documento vogliamo denunciare un altro “passo falso” che sta per compiere il Ministero della Giustizia in favore della magistratura onoraria, con un concorso dalla selezione molto agevolata ed uno stipendio molto alto, senza peraltro tener conto di tutte le professionalità che sono già in servizio all’interno dell’Amministrazione.

Nel Comunicato Stampa n. 68 del Governo, “opera una revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari già in servizio e ne regola compiutamente il rapporto di lavoro, inquadrandoli espressamente come “lavoratori subordinati”. Si introduce, in particolare, una disciplina che riguarda i seguenti aspetti:

– orario di lavoro di 40 ore settimanali per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e di 16 ore settimanali, pari a due giorni a settimana, per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività;

– permessi, assenze e congedi, con previsione dell’applicazione ai magistrati confermati del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del Comparto funzioni centrali, relativo al personale dell’amministrazione giudiziaria, con conseguente regolazione del periodo di comporto”

Ma che rapporto di lavoro è? Non magistrati e non personale dell’amministrazione giudiziaria, ma funzioni dell’uno e disciplina di lavoro dell’altro!

Signor Ministro, ascoltiamo dichiarazioni nel voler riconoscere le professionalità, di porre le persone al centro, di promuovere il cambiamento, noi chiediamo semplicemente di fare in modo che le leggi, i contratti e gli accordi che firmiamo vengano rispettati nei tempi previsti perché è difficile pretendere dal lavoratore il massimo delle prestazioni se, d’altro canto, politici ed amministratori riempiono i social di buone intenzioni che restano senza seguito. Al Ministero della Giustizia non piacciono le innovazioni e si comporta come un sonnifero a lungo rilascio, lasciando noi, che rappresentiamo il personale, privi di ogni arma legale efficace. Ed i Responsabili di tali palesi inadempimenti cosa rischiano? Nulla!

Perché c’è (giustamente) l’avvio obbligatorio di un procedimento disciplinare se i lavoratori non rispettano leggi e CCNL e non ci sono procedure da seguire se le inadempienze sono dei vertici burocratici?  Perché non partire creando una “cabina di regia” che monitori sulla corretta e puntuale applicazione del Contratto Collettivo in tutte le Amministrazioni senza disparità così evidenti, che ponga in essere delle azioni incisive ed efficaci per monitorare costantemente che le leggi, gli accordi e le direttive siano applicate da tutte le Amministrazioni e, se è il caso, penalizzando attraverso la valutazione, i dirigenti inadempienti e premiando i meritevoli, con effetti diretti sui premi di risultato.

I lavoratori del Ministero della Giustizia hanno fame di dignità negata da una politica miope, mi spiace rappresentare che in mancanza di un Vostro urgente intervento questa O.S. attuerà ogni azione sindacale per difendere i lavoratori del Ministero della Giustizia.

Nell’augurare buon lavoro, restiamo a disposizione per ogni utile confronto.

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

Prot.07 2024 Ministro ZANGRILLO

FUGA DALLA GIUSTIZIA? È il mercato, bellezza!

FUGA DALLA GIUSTIZIA? È il mercato, bellezza!

Pare che a Via Arenula si siano accorti del fenomeno dimissioni.

Inizialmente, si pensava che il problema riguardasse solo i funzionari UPP che, per età generalmente inferiore e precarietà del contratto, consideravano la Giustizia come un impiego di passaggio. Ma oramai è evidente che il problema interessa anche i funzionari concorso Ripam, gli assistenti giudiziari e tutti i colleghi che, giustamente, pretendono il meritato riconoscimento. Nei corridoi degli uffici di Giustizia i più giovani parlano quasi esclusivamente dei concorsi che preparano nei ritagli di tempo: le Agenzie fiscali e l’Inps che offrono stipendi accessori più allettanti, il MAECI che promette indennità da capogiro a chi presta servizio all’estero, il corso-concorso SNA assicura la possibilità di carriera e di guadagno, la Camera dei Deputati assicura anche alle qualifiche più basse benefit ragguardevoli.

Ma qualsiasi altra Amministrazione dello stesso Comparto Funzioni Centrali – a parità di stipendio tabellare – riconosce ai suoi dipendenti: indennità di posizione, straordinari, FRD, progressioni economiche, buoni pasto, la scelta dell’orario di lavoro (ma di questo parleremo ancora) e che dire del lavoro agile, illustre sconosciuto del Ministero della Giustizia? E poi ci sono quelli che vanno via semplicemente perché hanno scoperto che il gioco non vale la candela e che nelle grandi città con uno stipendio di 1.750 euro non si vive, per cui tanto vale tornarsene a casa e guadagnare meno ma avvalersi della propria rete di sostegno familiare.

Possiamo davvero stupirci di quello che sta accadendo? Solo a patto di essere ciechi!

Negli ultimi anni l’inflazione in Italia sta galoppando (+8,1% nel 2022 e +5,7% nel 2023) e i costi degli affitti sono schizzati ovunque, mentre gli stipendi pubblici arrancano. Chi va via non lo fa per ingratitudine o pigrizia ma per sopravvivere. Parliamo dei più basilari meccanismi del libero mercato: quando l’offerta di lavoro è ampia e variegata, il lavoratore ha più potere contrattuale e può scegliere la soluzione più vantaggiosa.

Resta da capire come a Via Arenula intendono “gestire” il problema.

Mettere la testa sotto alla sabbia significa rinunciare a questi nuovi dipendenti e ritornare alla cronica carenza di personale che ha afflitto la Giustizia negli ultimi decenni, con conseguenze disastrose per il funzionamento della macchina giudiziaria.

Affrontarlo seriamente invece richiede un ripensamento del trattamento riservato ai dipendenti in termini di stipendio accessorio, straordinari, indennità, FRD, progressioni e lavoro agile.

Avranno il coraggio e la lungimiranza di farlo? Per ora abbiamo visto solo l’art.27 della bozza del nuovo decreto sul PNRR che autorizza il Ministero della Giustizia «a bandire nell’anno 2024 un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati onorari», indirizzato ai tribunali maggiormente in difficoltà. Un concorso in magistratura non aperto a tutti ma destinato ad una sola categoria, ovvero quella di giudici e di PM onorari, con una sola prova scritta invece di tre, senza prova orale! Il provvedimento, si legge nel Comunicato Stampa n.68 del Governo, “opera una revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari già in servizio e ne regola compiutamente il rapporto di lavoro, inquadrandoli espressamente come “lavoratori subordinati”.

Si introduce, in particolare, una disciplina che riguarda i seguenti aspetti:

  • orario di lavoro di 40 ore settimanali per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e di 16 ore settimanali, pari a due giorni a settimana, per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività;
  • permessi, assenze e congedi, con previsione dell’applicazione ai magistrati confermati del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del Comparto funzioni centrali, relativo al personale dell’amministrazione giudiziaria, con conseguente regolazione del periodo di comporto” …

Ma che rapporto di lavoro è? Non magistrati e non personale dell’amministrazione giudiziaria, ma funzioni dell’uno e disciplina di lavoro dell’altro! Certo è che sono cambiati i tempi da quando per diventare funzionario di cancelleria bisognava superare due prove scritte e orali su molteplici materie (compresa la lingua straniera).

Vogliamo ribadire, con forza, che il Ministero della Giustizia non ha ancora definito le famiglie professionali, la quarta area, non prevede dei concorsi riservati al personale interno per dirigenti anche se da anni ne svolgono le funzioni. Che Ministero della Giustizia è questo? Nome a parte.

A nulla sono servite le nostre lettere di “denuncia”(su questo tema già di novembre 2023), a nulla i nostri interventi all’inaugurazione dell’anno giudiziario, servirà una seria protesta dei lavoratori o il Ministero preferirà continuare a fare concorsi, assumere per poi perdere continuamente personale?

Di questo passo gli uffici del Ministero saranno continuamente (ed inutilmente) oberati di lavoro, senza alcun risultato positivo perché ormai il motto più è: si salvi chi può.

FLASH 05 2024 fuga dalla giustizia

RELAZIONE CONFINTESA FP GIUSTIZIA

PROT.152 ASSUNZIONE NUOVO PERSONALE

TABELLA COMPARAZIONE

Prot. 146 PROPOSTE FRD

Pubblicazione delle graduatorie con i nominativi per il passaggio in seconda area di 600 Ausiliari.

23rd Gen
2024
Non Attivo

Roma 23.01.2024 prot. 5

 

Al Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria

dott. Gaetano Campo

capodipartimento.dog@giustiziacert.it

Al Direttore Generale dell’Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi

Dr.ssa Maria Isabella Gandini

dgpersonale.dog@giustizia.it

 

A seguito della nostra del 27.12.20123 prot. 158, con la quale abbiamo espresso il dissenso della scrivente O.S. per la pubblicazione delle graduatorie relative alla selezione per l’attribuzione della fascia per vari profili professionali prive dei nominativi dei partecipanti, con l’avviso ministeriale del 9 gennaio u.s. si è appreso, con grande soddisfazione, che sarebbero state pubblicate nella intranet ministeriale tutte le graduatorie comprensive del nome e cognome di ogni concorrente e del relativo punteggio attribuito. È ora necessario che il Ministero intervenga in tal senso anche rispetto alla procedura concorsuale in oggetto atteso che sia l’elenco dei candidati ammessi alla prova d’esame pubblicato il 24.10.2023 sia la graduatoria preliminare degli ammessi ordinati in base al punteggio titoli, pubblicata il 17.11.2023, sono privi dei nominativi dei concorrenti.

Si ribadisce, anche in questa sede, che la pubblicazione dei nominativi è condizione necessaria per garantire l’adeguata e dovuta trasparenza delle graduatorie onde evitare che si crei il sospetto, a nostro avviso privo di fondamento, verso possibili ed ingiustificati vantaggi di alcuni lavoratori a danno di altri con la complicità dell’Amministrazione inducendo a presentare istanza di accesso agli atti di “ignoti” che, invece, potrebbero ben essere evitati o mirati. Ma non solo. Conoscendo i nominativi è anche possibile fare dei confronti tra i punteggi attribuiti ai concorrenti che abbiano gli stessi titoli così da rileva eventuali errori di valutazione.

Peraltro, la stessa Anac è intervenuta nell’annosa questione se sia possibile pubblicare gli esiti dei concorsi, indicando nella graduatoria finale i nomi ed i cognomi dei vincitori e degli idonei.

La delibera 15 novembre 2023, n. 525 libera le Amministrazioni dall’ “incubo” interpretativo: “le precisazioni del Garante della Privacy rese con parere del 23 marzo 2023, secondo cui le disposizioni normative che stabiliscono, in generale, la pubblicità dei provvedimenti finali e delle graduatorie nonché degli altri atti riguardanti i concorsi, le prove selettive e le progressioni di carriera e di altri procedimenti che si concludono con la formazione di graduatorie, nonché le altre specifiche forme di conoscibilità di tali atti previste dall’ordinamento, trovano la propria disciplina in disposizioni stratificatesi nel tempo (cfr. art. 7, d.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3; art. 15, d.P.R. 9 maggio 1994, n. 487, in particolare, commi 5, 6 e 6-bis; più in generale, sulla pubblicità delle procedure di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni, cfr. art. 35, comma 3, d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165). Tali norme dispongono, inoltre, che siano pubblicate le sole graduatorie definitive dei vincitori di concorso e non anche gli esiti delle prove intermedie o i dati personali dei concorrenti non vincitori o non ammessi (cfr. art. 15, comma 6-bis, del d.P.R. 9 maggio 1994, n. 487, “Regolamento recante norme sull’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi”). La suddetta impostazione è confermata nel decreto 14 marzo 2013, n. 33, laddove viene precisato che sono oggetto di pubblicazione le graduatorie finali aggiornate con l’eventuale scorrimento degli idonei non vincitori“.

Per quanto sopra si chiede:

  1. di provvedere alla pubblicazione delle graduatorie in oggetto con nomi visibili;
  2. concedere un termine al personale interessato per trasmettere le “osservazioni” che dovranno essere esaminate dalle rispettive commissioni.

Si auspica l’accoglimento della presente e si porgono Cordiali saluti.

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

INCENTIVI PER FUNZIONI TECNICHE: superato ogni limite per l’attesa

23rd Gen
2024
Non Attivo

Era l’ormai lontano 27 luglio 2023 quando si gioiva per la sottoscrizione dell’ accordo sulle modalità e ripartizione degli incentivi per funzioni tecniche ottenuto dopo una battaglia sindacale durata ben 17 anni che Confintesa FP ha iniziato sin dal 2006; una battaglia di lettere, diffide, messe in mora, dialogo con politici e Amministrazione per dar voce alle legittime aspettative riconosciute al personale.

Gioia sfumata in pochi mesi, quando ci siamo resi conto di essere di fronte all’ennesimo Accordo sottoscritto e non rispettato! Il 17 ottobre 2023 l’Amministrazione comunicava che erano in corso interlocuzioni con il MEF per poter procedere all’attuazione dell’Accordo e che le OO.SS., quindi i lavoratori, avrebbero avuto una risposta nella successiva riunione fissata a dicembre, rinviata a gennaio, a marzo e poi chissà…

Il nuovo codice degli appalti, operativo dal 1° luglio 2023, ha lasciato ampio margine alle singole stazioni appaltanti, senza la necessità di un regolamento e senza bisogno di contrattazione decentrata ma da un lato il Ministero della Giustizia dichiara di voler dare delle linee guida comuni a tutte le sue stazioni appaltanti dall’altro blocca sostanzialmente tutto con il silenzio e gli Uffici non si assumono la responsabilità di decidere, nel bel mezzo ci sono i lavoratori.

Chi viene puntualmente pagato ogni mese per prendere decisioni non le prende ed i colleghi aspettano da anni per vedersi riconoscere un compenso accessorio previsto dalla legge. Di fronte a tale assurdo immobilismo resta solo la strada giudiziale che l’Amministrazione si sa non teme neanche, tanto di certo, anche in caso di una sua condanna alle spese la condanna grava sui noi contribuenti perché chi l’ha provocata vede il suo stipendio immacolato! Ho un vuoto di memoria, qualcuno mi ricorda perché se sbaglia un lavoratore paga con il suo stipendio, se invece viene condannata alle spese l’Amministrazione non paga nessun dirigente che ha (o non ha) preso la decisione?

Per ora è così, purtroppo, a brevissimo daremo informazioni per il ricorso, nel frattempo, si invitano tutti i colleghi a raccogliere la documentazione necessaria (provvedimenti di nomina, contratti, ecc.…) e chiederemo oltre agli importi dovuti anche il risarcimento danni a carico di chi sta provocando il ritardo. Ogni limite è stato superato ma la scelta se aderire ed agire o semplicemente lamentarsi è nelle disponibilità di ciascuno di voi.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

FLASH 04 INCENTIVI TECNICI

m_dg.GAB.17-01-2024.0001775.U_1775

 

CASSA CANCELLIERI, È L’ORA DELLA RIFORMA

18th Gen
2024
Non Attivo

La “Cassa Mutua Nazionale tra i Cancellieri e i Segretari Giudiziari” è un’istituzione che risale al 1951 con lo scopo di fornire assistenza e previdenza ai suoi soci, che sono ex lege i Direttori e, su richiesta, i Dirigenti di seconda fascia del Ministero della Giustizia.

A nostro avviso ci sono diversi problemi che richiedono una riforma urgente e radicale, quali?

  • Il rapporto tra i contributi versati dai soci e i benefici ricevuti è sbilanciato e incerto. Molti soci pagano circa 30 euro al mese senza avere la garanzia di ricevere sussidi adeguati o liquidazioni eque.
  • Le spese di gestione della Cassa sono elevate e non trasparenti. Non ci sono relazioni ai bilanci, non ci sono atti di variazione tra preventivo e consuntivo.
  • Il sito web della Cassa è scarno e poco informativo, a differenza di altri enti mutualistici del settore pubblico che offrono maggiori informazioni e servizi ai propri iscritti.
  • La partecipazione dei soci alla vita della Cassa è scarsa e limitata. Non si conoscono formalmente, ad esempio, gli esiti delle azioni legali contro il Ministero della Giustizia … la stragrande maggior parte dei soci non hanno alcuna notizia della sentenza di dicembre 2023 con la quale il Tribunale di Roma, a seguito di una causa promossa dalla Cassa Mutua avrebbe condannato il Ministero della Giustizia al pagamento dell’importo di euro 4.022.569,25 (si quattro milioni di euro) per il contributo residuo spettante per gli anni dal 2012 al 2018, oltre a circa euro 55.000 per spese legali. Perché tanto silenzio su una notizia così?

Insomma, a nostro avviso, la Cassa non risponde alle esigenze attuali della maggioranza dei soci, motivo per cui Confintesa FP ha chiesto con forza una riforma della Cassa Mutua, che sia in grado di garantire maggiore equità, trasparenza, partecipazione e adeguamento alle nuove realtà.

Confintesa FP segue da tempo questa questione ed ora non intende più abbandonarla, la sta attenzionando da anni (ormai decenni) e, pur non parlandone, non vuol dire che l’ha dimenticata ma sappiamo che dobbiamo avere pazienza e costanza per arrivare al risultato che vorremmo. Così come non demordiamo sulle posizioni organizzative, non demordiamo sull’area delle Alte Professionalità e su tutte le nostre rivendicazioni.

Con queste premesse diamo il benvenuto ai neodirettori …!

FLASH 03 2024 CASSA MUTUA

Prot. 03 revisione Cassa Cancellieri

Prot 83_2014_Cassa Mutua Cancellieri maggio 2014

 

L’ASSENTEISMO DEI BUONI PASTO

15th Gen
2024
Non Attivo

Se i buoni pasto fossero stati dipendenti del Ministero della Giustizia, avrebbero dovuto rispettare le regole e le scadenze previste dal loro contratto di lavoro. Invece, sono un beneficio accessorio che i dipendenti del Ministero della Giustizia attendono da mesi senza ricevere alcuna comunicazione ufficiale.

Questa situazione è inaccettabile e dimostra la scarsa considerazione che l’Amministrazione ha nei confronti dei suoi lavoratori, soprattutto se confrontata con altre Amministrazioni del medesimo settore che erogano i buoni pasto in modo regolare.

Confintesa FP ha chiesto più volte spiegazioni e soluzioni, ma non ha ricevuto alcuna risposta, compromettendo il clima di dialogo e collaborazione sindacale.

Come aggravante va detto che la situazione è diversa a seconda delle regioni e degli uffici e non è possibile che a fronte dello stesso diritto ci siano situazioni così diverse.

Ricordiamo che l’erogazione dei buoni pasto, secondo l’art. 86 del CCNL Comparto Funzioni centrali, ha lo scopo di compensare il disagio economico e logistico che i lavoratori subiscono nel dover consumare il pranzo fuori casa, disagio aggravato dall’aumento del costo della vita e dal blocco degli stipendi.

Confintesa FP propone da tempo una soluzione semplice ed efficace: inserire il valore dei buoni pasto nella busta paga, rendendolo non imponibile ed adeguando l’importo alle esigenze attuali.

In attesa che questa proposta venga accolta, invitiamo tutti i colleghi, iscritti e non iscritti a Confintesa FP, ad inviare una diffida e messa in mora specificando i buoni pasto che spettano mettendo a disposizione di tutti un modello.

Solo a seguire si valuteranno idonee azioni giudiziarie.

modello diffida buoni pasto

FLASH 02 2024 BUONI PASTO

PROT. 143 BUONI PASTO TORINO

Circolare 10.02.1998 Ministero della Giustizia – Criteri per l’attribuzione dei buoni pasto o di indennità sostitutiva al personale dell’amministrazione della giustizia

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