Discrezionalità e non arbitrarietà

6th Mag
2020
Non Attivo

Nota su Direttiva 3_2020 a ESTERNI (5.5.2020)-signed

m_dg.DOG.02-05-2020.0070896.U_Circolare DPI e DISP all 29

DIR. MIN PA 3.2020-all 29

Prot. 29 LINEE GUIDA RICHIESTA INTEGRAZIONE

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Al Capo Dipartimento

Barbara Fabbrini

Al Direttore Generale

Alessandro Leopizzi

Oggetto: richiesta di chiarimenti e di linee guida da seguire nell’approccio degli uffici giudiziari alla cd. “Fase 2 emergenza COVID 19”.

 

La scrivente O.S., in un’ottica di piena collaborazione nell’affrontare la pandemia ed in considerazione delle criticità riscontrate negli Uffici giudiziari che stanno comportando molteplici modalità organizzative derivanti dalla piena discrezionalità, richiede con la presente delle linee guida uniformi da applicarsi su tutto il territorio nazionale per la gestione della c.d. fase due dell’emergenza epidemiologica.

Linee guida uniformi che la scrivente O.S. avrebbe auspicato consacrare in un accordo sindacale boicottato dalla cecità, dal fanatismo politico e dal reale disinteresse verso la salute dei lavoratori da parte di alcune forze sindacali.

Un accordo nella cui bozza si erano tenute in forte considerazione alcune delle proposte della scrivente O.S. e che avrebbe vincolato tutti gli uffici a adottare comportamenti uniformi, un accordo che, recependo le nostre osservazioni, aveva incluso Uffici spesso dimenticati e che con la presente si chiede espressamente di attenzionare con un ulteriore Circolare. A tal proposito, in allegato, si riportano le nostre richieste per i Giudici di Pace e gli UNEP.

L’Amministrazione, a fronte del mancato consenso plebiscitario, ha preferito emanare una Circolare che, come mi insegnate, ha un valore di mera “indicazione” e non di “prescrizione” e, comunque, si ritiene opportuno che si faccia chiarezza su alcuni punti della circolare del 2 maggio 2020, al fine di lasciare sì dei margini di discrezionalità agli Uffici giudiziari, ma senza che la suddetta discrezionalità si trasformi in libero arbitrio da parte dei singoli uffici, come sta avvenendo.

Molto apprezzato anche l’“Aggiornamento alla luce della Direttiva del Ministro per la pubblica amministrazione n. 3/2020 del 4 maggio 2020”  pervenuta nella tarda serata del 5 maggio, nella quale si ribadisce, in particolare, che “La importanza assunta dal lavoro agile nel presente quadro emergenziale e i risultati, sia qualitativi sia quantitativi, raggiunti dal punto di vista pratico, definiti “incoraggianti” dallo stesso Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri nella pagina web sopra trascritta, pongono in luce la circostanza che il lavoro agile ha già acquisito il significato e il ruolo di valido strumento organizzativo da impiegare con successo anche nella futura ripresa dell’attività ordinaria dopo la cessazione dello stato di emergenza, facendo ricorso ad opportuni interventi normativi idonei a metterne a punto le già rappresentate positive potenzialità del lavoro agile. Detta prospettiva appare, d’altronde, perfettamente in linea con quanto dichiarato nella parte finale del paragrafo 3 della qui esaminata Direttiva n. 3/2020 (…) ”.

Siamo convinti anche noi del pieno potere organizzativo di ciascun Ufficio Giudiziario ma non deve in alcun modo trascendere in arbitrarietà e contrarietà al buon senso prima che alle norme, la discrezionalità che riconosciamo deve, difatti, riguardare principalmente 2 aspetti:

  1. a) territorio perché è del tutto evidente che in una Regione in cui i casi di contagio siano ancora preoccupanti non si potrà prevedere un rientro massivo dei lavoratori su 4 giorni;
  2. B) tipologia d’ufficio, perché è altrettanto evidente che, ad esempio, una sezione dibattimentale, esposta al pubblico e caratterizzata dall’attività d’udienza, dovrà necessariamente, distribuire il proprio personale in modo differenziato rispetto ad un ufficio amministrativo che non richiede la necessità di aumentare la presenza dei lavoratori nei locali giudiziari nella fase 2.

Sappiamo bene che secondo quanto previsto nel DPCM 26.4.2020 lo smartworking deve restare la modalità ordinaria di lavoro fino al 31 luglio 2020, data in cui è stato al momento fissato il temine dell’emergenza e, pertanto, l’obiettivo della ripresa dell’attività giudiziaria deve essere sicuramente contemperato con tale modalità lavorativa.

L’ampliamento delle attività giurisdizionali, infatti – come si legge nella circolare n. 70897 del 2.5.2020 – deve essere “graduale e progressivo“.

Al contrario, da ciò che è emerso a seguito della riapertura dei primi tavoli on line di dialogo con le Amministrazioni, si evince come ciò non avvenga in tutti gli Uffici del territorio nazionale già fin da ora e, quindi, prima della data indicata dal Ministero per la ripresa delle attività processuali. Dai vari territori giungono lamentele riguardanti non solo l’appesantimento dei presidi, ma serpeggia – tra un preoccupato personale amministrativo – il timore che quanto di buono adottato nella prima fase di emergenza venga cancellato con un colpo di spugna.

In molte realtà locali si sta già iniziando a mettere da parte lo smartworking, e ciò anche a causa dell’atteggiamento “ostile” della magistratura e dell’avvocatura. Molti giudici e avvocati premono per la riattivazione della macchina giustizia in “presenza”, a discapito di tutte le norme sulla sicurezza (perché ricordiamo che è di tutela della salute che si parla), sancite nei diversi provvedimenti adottati a livello governativo.  La ripresa immediata dell’attività di udienza – se pur da remoto – se da un lato tutela il lavoratore dal pubblico, dall’altro richiede comunque la presenza di personale di cancelleria. E ciò va in evidente contrasto con quanto fino ad ora fatto. Non possiamo dimenticare che il contesto nel quale si opera è ancora emergenziale è notizia del 4 maggio del nuovo allarme Coronavirus nel tribunale di Napoli per un caso di un magistrato all’ufficio del Giudice per le indagini preliminari, ove il piano interessato è stato isolato per consentire le operazioni di sanificazione degli ambienti.

Come ricordato dalla stessa circolare, infatti, la fase due altro non è che un momento fisiologicamente transitorio, che eredita, seppure declinandole in misura meno stringente, la gran parte delle cautele tutt’oggi vigenti al fine di ridurre al massimo il rischio di contatti personali astrattamente idonei a trasmettere il Coronavirus.

In conclusione, si richiede un Vostro autorevole intervento affinchè siano emanate:

  1. delle “linee guida” da seguire in modo da rendere la ripresa effettivamente graduale e da non vanificare il sacrificio finora da tutti sostenuto o ancor di più mettere in pericolo la salute dei lavoratori ed insistiamo, pertanto, che vengano fornite modalità operative dirette, rapide e uniformi di modo che la discrezionalità non si traduca in alcuni Uffici in una ripresa totale dell’attività andando, di fatto, a eliminare il lavoro agile.
  2. ulteriore Circolare per i Giudici di Pace e gli UNEP, allegando alla presente le nostre proposte.

Non vorremmo “gufare” ma solo essere realisti e condividiamo quanto già espresso dal Presidente della Regione Emilia-Romagna in questi giorni e riteniamo che “la ripartenza debba andare di pari passo con una curva epidemiologica che non torni ad essere preoccupante”, diversamente ci sarà un’onda di ritorno più grave e preoccupante della prima.

Cordiali saluti

Segretario Generale

 (Claudia Ratti)

 

 

VALUTAZIONE INDIVIDUALE? UN FANTASMA

5th Mag
2020
Non Attivo

FLASH N 14 FUA 2019 (1)

Si è svolto il primo incontro per discutere del Fondo unico di amministrazione 2019, ricevendo con puntuale ritardo (la stessa mattinata) la proposta dell’Amministrazione.

Lo schema è analogo a quello degli anni precedenti anche se ci saremmo aspettati “finalmente” anche per il DOG, così come già avviene nel DAP e il DGMC, il finanziamento della voce “performance individuale” secondo la previsione dell’art.9 comma 2 del D.lgs. 150/09. Scopriamo invece, con nostra sorpresa, che nulla è stato previsto!

La motivazione fornita (su nostra esplicita richiesta) sarebbe data dal fatto che vari… (non si sa quanti) uffici giudiziari non avrebbero ancora concluso la procedura di valutazione individuale, da qui l’intervento “sospensivo” da parte dell’Organismo Indipendente di Valutazione. Inoltre, essendo intervenuta l’emergenza Covid, non si è ritenuto di dover sollecitare la chiusura della procedura agli uffici mancanti. Rimaniamo esterrefatti… perché alla fine rimangono danneggiati i lavoratori della giustizia del DOG, perché? Perché la scheda individuale avrebbe garantito comunque la quota del FUA individuale “a tutti”, diversificata per legge, ma comunque GARANTITA! Così invece, rimanendo solo la parte del FUA di sede, non tutti potranno averlo, considerando che la dirigenza è obbligata per legge a non distribuirlo a pioggia! Il Sistema seppur farraginoso in vari punti, sarebbe stato un punto di partenza, anche perché in molti uffici, grazie a validi dirigenti amministrativi, ha funzionato, provocando finalmente a favore del personale, che ha dato un importante contributo, la “trasparenza sulla programmazione degli uffici, la partecipazione e la condivisione degli obiettivi”.

Tutto inutile dunque, tanto lavoro sprecato per nulla, perché tali schede non potranno essere utilizzate nemmeno per le prossime progressioni economiche, la cui terza tornata sembra essere comunque, confermata (non si sa per quanti). Chi dobbiamo ringraziare…?

Segnaliamo che anche da questa riunione è emersa la principale criticità di questo Fondo: la mancanza di trasparenza e di condivisione delle scelte, che probabilmente tradiscono l’inesistenza di una progettualità che valorizzi veramente l’apporto del personale giudiziario.

Purtroppo, è l’ennesimo episodio delle differenze tra i Dipartimenti dello stesso Ministero, il più penalizzato resta sempre il DOG, senza posizioni organizzative, senza incentivi per il RUP e i profili tecnici, senza borse di studio, senza indennità pensionabile e potremmo continuare ma ci fermiamo qui, per ora.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

SALUTE E SICUREZZA SIA!

4th Mag
2020
Non Attivo

Circolare DPI e DISP. rev. 2.05

CIRCOLARE preliminare su avvio fase due

FLASH N 13 R SICUREZZA SIA

Dopo il fallimento (o meglio … il boicottaggio) della riunione del 30 aprile durante la quale alcune OO.SS. hanno posto delle pregiudiziali politiche e non di merito ostative al buon esito dell’accordo, il Capo Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, dott.ssa Fabbrini, ha trasmesso agli uffici giudiziari ed alle OO.SS. la Circolare “per la prevenzione della diffusione del contagio da coronavirus con le prime direttive organizzative per l’avvio della c.d. fase due”. Nella Circolare di ben 17 pagine sono andati persi gran parte dei nostri contributi che l’Amministrazione aveva recepito nella seconda bozza di accordo che, noi, eravamo pronti a firmare.

Cosa è andato perso? Principalmente …

  1. La flessibilità nell’utilizzo degli strumenti contrattuali sull’orario di lavoro valorizzando la volontarietà dell’adesione.
  2. L’impegno all’introduzione della banca delle ore.
  3. L’attenzione agli uffici più dimenticati come Giudici di Pace e Unep.
  4. Altri spunti interessanti per la valorizzazione e il richiamo ad un sistema di formazione permanente, con l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche al lavoro agile, ma soprattutto un approccio programmatico, finalizzato a condividere costantemente con le OOSS le linee guida di quella che è stata chiamata anche per il nostro Ministero “una vera e propria riconversione industriale”.

Era evidente l’urgenza e l’opportunità di un Accordo per supportare i lavoratori e gli uffici in vista dell’imminente inizio della c.d. “fase 2” nella difficile gestione dell’emergenza da Covid-19.

Abbiamo apprezzato e ritenuto encomiabile la volontà del Ministero di attivare “un confronto diverso” con le OO.SS, proprio per la straordinaria e eccezionale situazione che stiamo vivendo da vari mesi dove, come è stato riconosciuto nella stessa circolare: “si è comunque potuto apprezzare lo sforzo e i risultati incredibili, che sono stati realizzati grazie all’apporto del personale amministrativo…”. Non possiamo esimerci dal non condividere una pregiudiziale “di carattere politico” che ha impedito, cosa ancor più grave, di entrare nel merito delle misure per la tutela concreta dei lavoratori negli uffici.

È stata persa una grande occasione di dialogo per un episodio che riteniamo molto grave di miopia sindacale.

A quando la politica (di ogni colore) fuori dal Sindacato?

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

PREGIUDIZIALI CONTRO SALUTE, 1-0

30th Apr
2020
Non Attivo

FLASH N 12 RIUNIONE SICUREZZA

bozzaaccordosindacatifaseduecoronavirus-rivista

prot. 27 all.2 CONFINTESA BOZZA ACCORDO MIN GIUST

prot. 27 CONFINTESA BOZZA ACCORDO MIN GIUST

Concluso, con un nulla di fatto, il secondo incontro per discutere dell’Accordo sulle misure organizzative in vista della cosiddetta “fase due” del contenimento emergenza sanitaria COVID-19 negli uffici dell’Amministrazione giudiziaria per esaminare la nuova proposta dell’Amministrazione, aggiornata a seguito delle osservazioni trasmesse dalle OO.SS.

Encomiabile il proposito del Ministero che, davanti a pericolose scelte organizzative adottate dai vari uffici, preferirebbe sottoscrivere un Accordo con le parti sociali e fare un accordo a livello centrale, che abbia poi una “ricaduta territoriale”, sulle modalità organizzative degli uffici per la ripresa con la Fase 2, pur rispettando l’autonomia giurisdizionale, ma utilizzando e sfruttando al meglio gli istituti contrattuali comunque già vigenti, al fine di garantire in primo luogo la salute e sicurezza dei lavoratori.

Confintesa FP si è messa al lavoro, ancora una volta, presentando proposte, molte delle quali sono state accolte, con nostra evidente soddisfazione…il rispetto dell’interlocuzione sindacale in sede locale, il coinvolgimento obbligatorio con RSPP e MC, la ricerca di soluzioni organizzative e di semplificazione che  facilitino il lavoro agile e di tutte le misure utili a ridurre al massimo le possibilità del contagio anche negli uffici e settori più dimenticati (GDP e UNEP), come la gestione dell’utenza  in via prioritaria per appuntamento in via telematica e telefonica, la valorizzazione e il richiamo ad un sistema di formazione permanente, con l’utilizzo delle nuove tecnologie, al lavoro agile, a supporto di quella che è stata chiamata anche per il nostro Ministero “una vera e propria riconversione industriale.

Tutto però rischia di bloccarsi, ancor prima di entrare nel merito, per una pregiudiziale posta da CGIL, CISL, UIL ed FLP circa il doveroso richiamo al protocollo per la prevenzione e sicurezza dei dipendenti pubblici, firmato con la Ministra Dadone il 4 aprile 2020, in pieno disprezzo di tutte le leggi sulla rappresentatività.

Si rinuncia a grande opportunità di partecipazione sindacale per ragioni “politiche”, a danno dei lavoratori. Il Capo Dipartimento, Barbara Fabbrini, tentando una soluzione che potesse soddisfare tutti ha proposto di togliere ogni tipo di premessa, eliminando qualsiasi impedimento alla proposta per fare insieme per cercare un vero salto di qualità “nell’organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla giustizia” di competenza del Ministro della Giustizia (art. 110 Cost.).

Noi siamo pronti a fare la nostra parte, nel pieno rispetto delle regole.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

FASE II COVID 19, osservazioni alla proposta dell’Amministrazione

27th Apr
2020
Non Attivo

prot. 27 CONFINTESA BOZZA ACCORDO MIN GIUST

prot. 27 all.2 CONFINTESA BOZZA ACCORDO MIN GIUST

Ministero della Giustizia

Al Capo Dipartimento

Barbara Fabbrini

 

Al Direttore Generale

Alessandro Leopizzi

 

OGGETTO: APPROFONDIMENTO PER LA FASE II COVID 19

Facendo seguito alla riunione svoltasi in data 24 aprile ’20, e tenendo fede al nostro impegno,  alleghiamo alla presente il testo dell’accordo con le annotazioni delle nostre proposte, rimandando alla lettura ci permettiamo però di inserire una premessa importante con l’intento di portare un ulteriore contributo di riflessione.

L’attuale situazione di eccezionale emergenza, dovuta al coronavirus, ha inciso e sta incidendo profondamente anche nell’organizzazione dell’Amministrazione Giudiziaria, richiedendo un nuovo e diverso approccio al lavoro, anche culturale, e la collaborazione di tutti gli attori del mondo della Giustizia nell’individuare nuovi assetti organizzativi, con il fine primario di salvaguardare la salute di tutti garantendo allo stesso tempo l’efficienza dei servizi.

Nonostante le forti criticità, riteniamo che questa situazione possa costituire una grande opportunità per incidere attraverso una nuova politica di gestione dei servizi e di valorizzazione del personale. Pensiamo che questa situazione permetta all’Amministrazione di riflettere sull’opportunità di introdurre anche per il Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria le c.d. “posizioni organizzative”, particolarmente adatte a valorizzare il personale dei direttori e funzionari giudiziari, chiamato in questo momento ad un grande supporto alla dirigenza.

La situazione emergenziale ha costretto l’Amministrazione a considerare il ”lavoro agile” come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa e la stragrande maggioranza degli uffici ha messo in atto con la collaborazione,  in particolare del personale di area III,  un grandioso sforzo organizzativo nell’individuare e gestire le attività di supporto alla giurisdizione o amministrative in genere, introducendo  nuove modalità di organizzazione del lavoro, basate sulla flessibilità, sulla fissazione di obiettivi, sui bisogni dei dipendenti, alla luce delle nuove necessità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Si sta delineando altresì un ulteriore campo di impegno e di valorizzazione del personale di area III con l’introduzione e la piena utilizzazione della “piattaforma e-learning” progettata e ideata dal Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria per specifici percorsi didattici, che porterà ad un forte investimento di risorse umane in particolare dei referenti per la formazione distrettuale, già impegnati da vari anni a supporto della dirigenza nella fondamentale attività di rilevazione, programmazione e realizzazione delle iniziative formative.

Riteniamo pertanto che sia giunto il tempo per affrontare concretamente la proposta di introdurre le c.d. posizioni organizzative, in aggiunta ai temi che meritano maggiore approfondimento in questa fase, inserite in allegato, e che riguardano:

  1. Il processo civile telematico
  2. Il personale unep
  3. Gli uffici del giudice di pace nel periodo 12.05.2020- 30.06.2020

Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti.

Cordiali saluti

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

 

 

Test per tutto il personale in servizio

10th Apr
2020
Non Attivo

Prot.25 test sierologici

 

Roma, 10 aprile ’20 prot. 25

Al Ministro per la Pubblica Amministrazione

Fabiana Dadone

 

Al Ministro della Giustizia

Alfonso Bonafede

 

Al Capo Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, del Personale e dei Servizi

Barbara Fabbrini

Ministero della Giustizia

Oggetto: Richiesta Test sierologici rapidi per il personale del Ministero della Giustizia.

Alla Luce dell’emergenza epidemiologica in atto ed al fine di limitare i contagi garantendo una maggiore sicurezza sanitaria negli ambienti di lavoro, si richiede di sottoporre a test sierologici rapidi il personale del Ministero della Giustizia, in servizio.

Tali test, com’è noto, sono finalizzati a verificare la presenza o meno nell’organismo dell’individuo, di anticorpi contro le proteine virali del Covid-19 e consentono di avere un risultato non certo, ma altamente probabile.

Tale modalità operativa sarebbe utilissima nella gestione e nell’utilizzo del personale nell’emergenza, in quanto idonea a verificare il personale da utilizzare nei presidi, in modo da esporlo al minor rischio possibile, almeno fino a quando non sarà individuato un vaccino al covid-19.

Confidando nell’attenta valutazione della richiesta colgo l’occasione per formulare i migliori auguri di buona Pasqua.

Cordiali saluti

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

L’INCERTO DESTINO DELLE CIRCOLARI

10th Apr
2020
Non Attivo

parliamo delle ferie 2019?

FLASH N 11 CIRCOLARE DADONE E FERIE PREGRESSE AL 30 GIUGNO

Circolare 2 2020 Ministro PA-signed.pdf

Prot. 23 osservazioni circolare esplicativa 22020 del 2-4-20

RICHIESTA INTERVENTO

Ancora una volta siamo costretti a segnalare il l’ostinazione degli Uffici giudiziari nel non voler applicare correttamente le norme ed in particolare alla nuova circolare esplicativa n.2/2020 del 2 aprile 2020 della Funzione Pubblica del Ministro Dadone…ma allora perché le altre PA (es. Agenzia delle Entrate) si sono subito adeguate?

La scorsa settimana, a seguito di numerosissime segnalazioni ricevute dai colleghi, abbiamo scritto ai vertici dell’Amministrazione Giudiziaria ed al Ministro per la Funzione Pubblica segnalando, tra l’altro, le inefficienti/insufficienti misure di protezione (es. mascherine, disinfettanti, etc.), dei presidi non ancora ridotti al minimo, dello smart working non per tutti e, dulcis in fundo, non corretta applicazione degli istituti contrattuali previsti, ed in particolare delle ferie pregresse.

A proposito di ferie pregresse abbiamo assistito alle più fantasiose interpretazioni della normativa nei diversi uffici giudiziari nonostante il Ministro Dadone abbia dato i necessari chiarimenti.

Non ci sono più dubbi che il dipendente, nel protrarsi della situazione grave di pandemia, non debba essere obbligato ad usufruire delle ferie 2019 entro il 30 aprile 2020 e che le cd. “indifferibili esigenze di servizio” che autorizzano lo stesso ad usufruire delle ferie entro il primo semestre dell’anno successivo alla maturazione, e quindi entro il 30 giugno, siano “in re ipsa” ossia derivanti dalla “stessa situazione emergenziale in essere” (punto n. 2 della circolare 2/2020 del Ministro Dadone).

Quindi … le ferie pregresse devono essere “intervallate” con lo smart working e “procrastinate sino al 30 di giugno”.

La salute degli individui è un diritto inviolabile tutelato dalla nostra Costituzione (Art. 32) e pertanto deve essere assolutamente anteposto ad ogni altro diritto e/o interesse generale in questo momento di emergenza straordinaria nazionale.

La domanda ci sorge spontanea: perché le Circolari della Funzione Pubblica trovano immediata applicazione quando danneggia i lavoratori e piena disapplicazione quanto li tutelano?
I vertici decidano, una volta per tutte, se le circolari sono vincolanti e, se lo sono, lo siano sempre!

Noi di certo non molliamo e continuiamo ad esserci anche durante la pandemia e soprattutto a sostegno dei lavoratori e dei nostri iscritti che chiederanno il nostro intervento.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

TUTTI GLI UUGG DEVONO APPLICARE LA NORMATIVA

2nd Apr
2020
Non Attivo

Prot. 23 osservazioni circolare esplicativa 22020 del 2-4-20

Circolare_2_2020

Roma, 2 aprile 2020 prot.23

Al Ministro della Giustizia

Alfonso Bonafede

 

Al Capo Dipartimento

Barbara Fabbrini

 

Al Direttore Generale

Alessandro Leopizzi

 

Al Ministro della Pubblica Amministrazione

Fabiana Dadone

Ai Capi degli Uffici Giudiziari e Dirigenti

 

OGGETTO: circolare esplicativa 2/2020 del 2/04/2020 “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori ed imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid 19”.  Osservazioni.

La circolare esplicativa 2/2020 in oggetto, a firma del Ministro Dadone, delinea con chiarezza gli istituti contrattuali applicabili dalle PA per l’emergenza pandemica in essere ed interpreta dettagliatamente quelle che sono o “dovrebbero essere” le modalità applicative nell’ambito dell’organizzazione del lavoro.

Invero, le circolari del Ministero della Giustizia del 19/03/2020 n. 3780.ID ed in particolare la n.53877.U a firma del Capo Dipartimento, Dott.ssa Barbara Fabbrini, a nostro avviso chiarissime e lineari, non lasciano larghi margini interpretativi agli uffici giudiziari destinatari in merito alle linee guida da adottare nell’applicazione delle disposizione governative in tema di emergenza pandemica e l’odierna circolare esplicativa va a rafforzare quanto già indicato dal Ministero della giustizia in merito.

In particolare, la Circolare n. 53877 del 19/03/2020 dispone che: “In estrema sintesi dalla lettura dell’articolo 87 citato si evince che gli uffici centrali e periferici dovranno provvedere:

  1. a) A limitare la presenza del personale negli uffici, curando di assicurare presidi per le attività indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, anche in ragione della gestione dell’emergenza. Su detti presidi, per quanto già rappresentato in precedenti provvedimenti e circolari, anche di questo Dipartimento, potrà assicurarsi il servizio mediante il ricorso a rotazione del personale;
  2. b) Il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento del lavoro, e può essere prestato prescindendo dagli accordi individuali e dagli obblighi informativi previsti dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81; in virtù anche di quanto precedentemente dettagliato dal Ministero della Pubblica Amministrazione nella direttiva n. 2/2020 tale modalità lavorativa può essere applicata a tutto il personale dipendente;
  3. c) Ove non sia possibile ricorrere al lavoro agile, anche nella forma semplificata le amministrazioni utilizzano gli strumenti contrattuali quali ferie pregresse, congedo, banca ore, rotazione e analoghi istituti;
  4. d) Esperite tali possibilità il personale dipendente può essere motivatamente esentato dal servizio. Il periodo di esenzione costituisce servizio prestato a tutti gli effetti di legge e l’amministrazione non corrisponde l’indennità sostitutiva di mensa, ove prevista”.

Ciononostante, continuano ad arrivare alla scrivente O.S. numerosissime segnalazioni delle più fantasiose e variegate interpretazioni e modus operandi circa la non conforme e disomogenea applicazione dei decreti e delle circolari vigenti da parte dei Capi e Dirigenti Amministrativi tali per cui risulta:

  1. la mancanza o insufficienza di dispositivi di protezione quali mascherine, disinfettanti, etc. per il personale costretto ad essere presente in presidio;
  2. un’organizzazione del lavoro con i presidi non ancora ridotti al minimo così come previsto, anche laddove vi siano attività non eccessivamente urgenti ed indifferibili;
  3. lo Smart Working (lavoro agile) che, pur essendo “obbligatorio”, o non è ancora autorizzato per tutto il personale giudiziario, o è concesso e non concretamente applicato;
  4. infine, il non corretto utilizzo degli istituti contrattuali previsti, quali ferie pregresse, congedi, permessi retribuiti, banca ore, esenzioni, orario multi periodale, etc.

In questo contesto si è posto nello specifico il problema dell’utilizzo delle ferie residue del 2019, problematica per la quale c’è molto malcontento tra i lavoratori della giustizia, soprattutto per la imposizione da parte dei Dirigenti a farle utilizzare obbligatoriamente entro il 30 aprile e l’errato contemperamento tra il regime di smart working, quale misura di contenimento nell’ambito dell’emergenza COVID-19 e la presenza in ufficio dei presidi destinati a gestire le attività indifferibili, in modo da garantire, a rotazione, a ciascun dipendente, giorni di lavoro agile a casa e giorni di presenza in Ufficio.

Invero, le norme contrattuali prevedono che le ferie residue dell’anno precedente siano fruite nel termine del 30 aprile, salva la possibilità comunque di procrastinarle sino al 30 giugno per motivate esigenze di servizio.

Orbene, se il dipendente in regime di smart working ha regolarmente inoltrato istanza per poter fruire delle ferie 2019 al termine del progetto ed entro la fine di aprile e si è visto rigettare la stessa, perché in quel periodo occorre comunque assicurare la presenza in ufficio in considerazione dei presidi previsti, le ferie andranno certamente differite nel relativo godimento al 30 giugno “per indifferibili esigenze di servizio” (art. 28 c. 14 Ccnl 12/02/18), dal momento che è la stessa Amministrazione che impone la presenza in ufficio del dipendente per le attività urgenti ed indifferibili e dubbi non ci dovrebbero essere a riguardo.

Tuttavia, assistiamo a palesi violazioni sia contrattuali che normative, allorquando si impone l’utilizzo delle ferie pregresse necessariamente entro il 30 aprile e per di più durante i giorni di lavoro agile espletato a casa, in spregio a quanto disposto dai decreti governativi, dal CCNL Funzioni Centrali vigente, dalle direttive ministeriali e, da ultimo, dalla recentissima circolare esplicativa n.2/2020 della Funzione Pubblica, nella quale si afferma che:

  1. Il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento del lavoro durante l’emergenza;
  2. ove non sia possibile ricorrere al lavoro agile, le amministrazioni utilizzano gli strumenti contrattuali quali ferie pregresse, banca ore, congedo ecc. in via residuale ed alternativa, non cumulativa.

Infatti, la circolare esplicativa Dadone afferma che: “Con riguardo al tema delle ferie pregresse, …. Conseguentemente – ferma restando la prioritaria scelta del legislatore, in termini generali, a favore del lavoro agile – si ritiene legittimo che le amministrazioni possano ricorrere all’istituto delle ferie, se del caso a rotazione o intervallate con il lavoro agile, anche in ragione dei picchi di attività. Tale ricostruzione, oltre ad essere in linea con la disciplina della vigente contrattazione collettiva, appare coerente con la situazione emergenziale in essere e funzionale rispetto all’esigenza di assicurare l’attività amministrativa indifferibile.”

Pertanto, non ci sono dubbi che, per il ministro Dadone, una volta che il dipendente è in regime di lavoro agile, non può essere obbligato ad usufruire delle ferie pregresse “durante i giorni in cui presta la sua attività a casa”, ma le stesse devono essere “intervallate” con lo smart working, ossia devono essere usufruite o subito dopo il termine del lavoro agile ( non durante…) o procrastinate sino al 30 di giugno “per indifferibili esigenze di servizio” che derivano dalla situazione emergenziale in essere.

A tal proposito giova ricordare che la maggior parte delle misure eccezionali adottate finora dal Governo, con i vari decreti d’urgenza, sono state disposte allo scopo di contenere e contrastare la diffusione del contagio da COVID-19, e tutto ciò deve avvenire tenendo presente che la salute degli individui è un diritto inviolabile tutelato dalla nostra Costituzione (Articolo 32) e pertanto deve essere assolutamente anteposto ad ogni altro diritto e/o interesse generale in questo momento di emergenza straordinaria nazionale.

Pertanto, la Sigla scrivente invita le SV in indirizzo a verificare che tutti uffici giudiziari si adeguino a quanto stabilito dalle disposizioni del Governo, dalle circolari del Ministero della Giustizia e da ultimo dalla circolare esplicativa 2/2020 “Dadone”, a mente di quanto previsto dal CCNL Funzioni Centrali.

La scrivente O.S. continuerà a segnalare ogni anomalia a tutti gli organismi competenti.

Cordiali saluti.

Segretario Generale
(Claudia Ratti)

 

IL TRISTE DESTINO DEGLI UFFICI DEL GIUDICE DI PACE

2nd Apr
2020
Non Attivo

FLASH 10 GDP

Che l’emergenza Covid19 faccia emergere tutte le criticità del sistema amministrativo non è ormai un segreto, pensiamo, ad esempio, agli Uffici del Giudice di Pace, centinaia, sparsi per l’Italia. Uffici di cui si sa poco o di cui spesso ci si dimentica, come accade anche ora.

Si tratta di uffici spesso medio piccoli con pochissimo personale, ubicati in strutture vetuste e prive di qualunque forma di vigilanza e protezione a cui accedono normali cittadini a cui spesso bisogna spiegare come presentare un ricorso contro una multa o come chiedere una copia di una sentenza.

Uffici privi di programmi informatici che consentano il deposito telematico degli atti o le notifiche via pec o il pagamento elettronico del contributo unificato, privi di dirigenti, in cui ausiliari, operatori ed assistenti, cancellieri e, quando si è un po’ più fortunati, funzionari, provvedono a tutti i servizi, civili, penali, amministrativi, quasi senza distinzione di ruoli, solo per far andare avanti la macchina della Giustizia, nell’ombra.

Le note del Ministero anche in questi giorni si riferiscono a depositi telematici, di udienze da remoto, di lavoro agile per tutti i dipendenti, con accesso alle piattaforme da casa con l’uso delle smart card, MA PER L’ENNESIMA VOLTA CI SI DIMENTICA DEGLI UFFICI DEL GIUDICE DI PACE, il cui personale è lasciato solo e senza indicazioni, o con indicazioni contraddittorie da Circondario a Circondario, a rispondere alle incessanti richieste dell’utenza, con mezzi e strutture informatiche inadeguate e scarsissimo personale, a costituire presidi per la gestione dei soli atti urgenti che però finiscono per essere, invece, tutte le pratiche ordinarie dell’ufficio, a garantire le procedure in materia di immigrazione per i grandi CPR sparsi per la Penisola.

Ci piacerebbe pensare però che da tutta questa emergenziale e complessa situazione possa nascere anche qualcosa di buono, magari un momento di riflessione a considerare l’esistenza e l’importanza dei suoi componenti più piccoli ma preziosissimi: l’esistenza degli uffici del Giudice di pace quelli di maggior prossimità ai cittadini, quelli attraverso cui passa primariamente l’immagine del “sistema giustizia”, quelli fatti da pochi dipendenti che con grande competenza, spirito di servizio e sacrificio sono ogni giorno in prima linea a tutela e garanzia del diritto costituzionalmente riconosciuto a tutti di poter accedere alla Giustizia.

Segretario Generale

(Claudia Ratti)

 

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